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India: dalle sorgenti alla foce, il Gange tra sacralità e inquinamento

28 aprile 2017 | 12.25
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(Giancarlo Cammerini)
(Giancarlo Cammerini)

Dalle sorgenti al delta, lungo tutto il corso di uno dei fiumi più famosi al mondo. Il Gange. Fiume sacro eppure inquinato. Il reportage di Giancarlo Cammerini 'Sacred Waters, Polluting Sins' parte da questa contraddizione per andare alla scoperta delle opportunità di rinaturalizzazione. Un reportage nato all’interno del progetto Teco, finanziato dall’Ue e volto a sostenere la collaborazione scientifica tra Europa e India contro le sfide ambientali.

Cammerini, fotografo, comunicatore e film maker, ha portato il suo punto di vista all’interno del progetto: un contributo non scientifico contro l’inquinamento delle acque attraverso il racconto delle storie che ruotano intorno al fiume.

"Ho percorso il Gange a tappe dalle sorgenti, da Gangotri (ghiacciaio, ndr), da Tapovan, dove nasce il Gange, fino a Calcutta e al Golfo del Bengala, a Gangasagar, che è un altro luogo sacro dove il fiume, ormai diventato un delta grandissimo incrocia l’Oceano. Dalle sorgenti alla foce ho toccato le località simbolicamente più importanti, Rishikesh, Haridwar, Varanasi, Calcutta, e poi ho fatto un’escursione sugli affluenti del Gange a nord di Calcutta che sono ancora puliti per far capire che è totalmente responsabilità dell’uomo se il Gange è così inquinato", racconta all’Adnkronos Cammerini.

"Quello che tutti sanno - continua - è che il Gange è il fiume più sacro al mondo e anche il più inquinato al mondo, questa mi sembrava una grande contraddizione che c’è anche un po’ nel nostro mondo. L’ultima enciclica di Papa Francesco insiste su questo aspetto: come mai da un lato c’è la sacralità del Creato e dall’altro questo Creato non viene rispettato".

"Da un lato - osserva - l’India moderna è un’India che ha un tasso di crescita altissimo, che è totalmente immersa nella modernità e dall’altro c’è questo retaggio della sacralità della natura. Nonostante ciò il governo non riesce ad attuare delle politiche che facciano da argine a questo inquinamento. Così mi chiedevo, e questo non è un argomento che scopro io, forse la religione che in India è ancora così forte può avere un ruolo".

Per questo, secondo Cammerini, "l'auspicio è che l’aspetto profondo della religiosità abbia una funzione" ecologica perché "le leggi, la scienza arrivano fino a un certo punto, poi ci deve essere la volontà che non viene dalla coercizione ma certamente da un’idea più profonda".

Durante il viaggio sono venute alla luce anche diverse esperienze positive. "Ci sono molti gruppi che lottano, che dimostrano l’inquinamento da metalli pesanti, la distruzione degli habitat, e lottano con i mezzi civili e in molti casi queste proteste vengono ascoltate - racconta - Io penso che l’ecologia debba essere uno dei simboli della modernità mentre forse oggi uno dei simboli della modernità più forte è proprio l’inquinamento".

"La mia storia cerca di camminare tra queste tematiche", spiega Cammerini annunciando la volontà di approfondire e sviluppare argomenti e storie affrontate nel suo viaggio. "Il mio reportage, per quanto riguarda il progetto Teco, si è concluso ma con il Cnr e anche con l’università indiana che sta lavorando con il Cnr c’è l’idea di fare un reportage ancora più approfondito per portare a galla soprattutto le esperienze positive come i progetti di ricerca che, si spera, si concludano con tecnologie che aiutino il Gange a rinaturalizzarsi".

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