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Turismo: lupi, leoni e gorilla, la natura che attira i viaggiatori

22 maggio 2017 | 15.51
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 - africa - Fotolia
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Lupi, leoni e gorilla, ma anche squali e balene. In diversi luoghi del nostro pianeta, queste specie sono protagoniste di un vero e proprio settore turistico in grado di attrarre moltissimi viaggiatori ogni anno e creare un indotto non indifferente. Un esempio? Nel Parco di Yellowstone, considerando solo la stagione invernale, si stima che la presenza del lupo generi un indotto di quasi 5 milioni di dollari, con una crescita costante del 5% l’anno.

Considerando i poco più di 100 lupi presenti nel Parco, il valore economico di ciascun lupo si aggira sui 50.000 euro all’anno. Una bella risorsa, presente anche sul nostro territorio: in Italia, infatti, per alcuni il lupo è diventato un’opportunità di sviluppo e occupazione. Non esistono stime complessive dell’indotto generato dalla specie in Italia, ma il fiorire delle attività legate alla sua presenza è il segnale più forte che il mercato c’è ed è in crescita, con cooperative e gruppi che organizzano iniziative turistiche a tema.

Si va dalle gite all’alba per cercare di avvistare uno degli animali più affascinanti dei nostri boschi ad attività di wolf-howling notturno alle escursioni invernali con ciaspole, il cui costo può variare dai 25 ai 250 euro. Lupo a parte, nel 2015 il turismo legato alla natura ha raggiunto in Italia il giro di affari record di 12 miliardi, secondo le stime della Coldiretti.

nel Parco di Amboseli, in Kenya, un leone vale 500mila dollari l’anno di indotto turistico

La parte del leone di questo settore turistico, è il caso di dirlo, la svolge il ‘re della savana': si valuta almeno in 500.000 dollari l’anno il valore di ogni esemplare di leone calcolando gli investimenti in indotto turistico nel Parco di Amboseli, in Kenya. Segue il gorilla: nel Parco Nazionale della foresta di Bwindi, in Uganda, l’osservazione di un solo gorilla dei 400 esemplari presenti nel parco da parte dei turisti frutta almeno 100.000 dollari l’anno che vanno nelle casse delle economie locali. In quest’unica area protetta il turismo generato dall’osservazione dei gorilla di montagna produce un reddito annuo di 15 milioni di dollari.

Nel Parco del Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, il valore di un solo esemplare sale addirittura a 450.000 dollari l’anno. I gorilla rappresentano per Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo un’importante fonte di reddito, stimata in almeno 20 milioni di dollari all’anno (oltre 14 milioni di euro). Secondo un’importante ricerca realizzata dal Wwf in associazione alla Dalberg Global Development Advisors per il Parco del Virunga, se l’ecoturismo legato alla presenza dei gorilla fosse gestito al meglio, il parco (il più antico dell’Africa) potrebbe potenzialmente produrre un’economia di 235 milioni di dollari l’anno.

un elefante vale 76 volte più da vivo che da morto, valore calcolato sulla base del turismo dedicato

Simile analisi è stata condotta nell’ambito di una ricerca recentemente pubblicata su Scientific American: un elefante vale 76 volte più da vivo che da morto. Il valore è stato calcolato sulla base del turismo dedicato all’osservazione degli elefanti con un valore calcolato sulla base di ricerche e dati che riguardano Kenya, Tanzania, Zambia e Sud Africa, dove un esemplare produce in un anno un ritorno economico di 23.000 dollari che, se calcolato per la vita media di un elefante, raggiunge un totale di 1,6 milioni di dollari.

In Tanzania, uno dei Paesi a crescita più rapida di tutto il Pianeta, la fauna selvatica rappresenta il 90% delle entrate turistiche che è a sua volta la quarta industria del paese. Stesse ricerche per le specie marine: a Palau, un singolo squalo di barriera può contribuire per quasi 2 milioni di dollari, nel corso della sua vita, all’economia dell’isola, come risulta da una ricerca dell’Istituto Australiano di Scienze Marine e della University of Western Australia.

Nel rapporto del Wwf “Reviving the Ocean Economy: the case for action” si documenta come gli oceani e la loro biodiversità generano benefici economici di almeno 2.500 miliardi di dollari l’anno.

Nel 2008 ben 13 milioni di turisti per il whale watching

Anche una balena, sottolinea il Wwf, vale molto di più da viva che da morta. Nel 2008, secondo l’International Fund for Animal Welfare, 13 milioni di persone hanno generato, a livello mondiale, un fatturato complessivo di 2,1 miliardi di dollari per attività di whale watching, l’osservazione dei cetacei nel loro ambiente naturale, dando lavoro così a 13.000 persone.

Strano a dirsi, ma anche le cernie nostrane rappresentano un’ autentica risorsa. Da una valutazione fatta per difetto qualche anno fa, la presenza di tre cernie, rispettivamente del peso indicativo di 12, 16 e 18 chilogrammi a Teja Liscia, nell’Area Marina Protetta di Tavolara, Molara, Punta Coda Cavallo, diventate il motivo di immersione per centinaia di sub, ha generato un indotto turistico in dieci anni, superiore ai 110.000 euro.

Gli stessi pesci, se pescati, avrebbero potuto sfruttare poco più di 500 euro. Ricchezza, sia ecologica che economica, che va quindi tutelata a beneficio di tutti.

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