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Basse emissioni e zero sprechi, il futuro dell'economia europea è circolare

25 maggio 2017 | 18.59
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(Fotolia)
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L'Europa deve ripartire e per reinventare la propria industria deve puntare sull'economia circolare, dove il rifiuto è risorsa e gli sprechi non esistono. E' questo in sintesi il messaggio lanciato dal Financial Times Circular Economy Summit che si è svolto a Londra dove è stato esaminato come le imprese stanno trasformando i cicli di vita dei prodotti e le infrastrutture organizzative per diventare più sostenibili (VIDEO).

Non ha dubbi Karmenu Vella, commissario europeo all’Ambiente, secondo cui l'economia circolare “è il futuro" ma "ha bisogno di investimenti” e in questo contesto la finanza gioca un ruolo fondamentale. In particolare, spiega Vella, “abbiamo bisogno di importanti investimenti per facilitare ad esempio la transizione energetica e procedere verso un futuro a basse emissioni di anidride carbonica".

Ma cosa vuol dire adottare il modello dell’economia circolare? Lo spiega bene l'amministratore delegato di Novamont, Catia Bastioli: significa "ri-ottimizzare e sviluppare i siti deindustrializzati, utilizzando tecnologie a basso impatto e fortemente innovative che siano collegate con i territori e con la loro cultura, con le materie prime e gli scarti del territorio".

Uno sviluppo, sottolinea Bastioli, che "premi la diversificazione dei territori e punti sulla qualità differenziata e non sulla quantità indifferenziata". Insomma, il futuro è 'circolare' come dimostrano anche le politiche adottate dall’Unione europea che, spiega Vella ci porteranno verso un’economia competitiva, a basse emissioni, capace di usare le risorse in modo efficiente e creare lavoro.

Va proprio in questa direzione, infatti, il pacchetto europeo sull'economia circolare che adesso è in fase di negoziazione tra Consiglio, Parlamento e Commissione europea. In ballo ci sono obiettivi ambiziosi, come: il 70% del riciclo per i rifiuti urbani e 80% per gli imballaggi entro il 2030 e l'obbligo generalizzato di separazione della frazione organica.

Il lavoro fatto prima dalla Commissione europea e poi quello dal Parlamento europeo “spingono ad obiettivi traenti, che sono quelli che occorrono in questo momento, sia per rilanciare l’economia sia per attaccare il problema della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile", afferma l’amministratore delegato di Novamont.

Il Consiglio Ue, invece, in rappresentanza dei Paesi membri, "ha frenato perché, come al solito, ci sono diversi Paesi con diverse esigenze". Secondo l’indagine a livello europeo guidata da European Environmental Bureau (EEB), Friends of the Earth Europe and Zero Waste Europe, a cui ha contribuito anche Legambiente, tra i Paesi che si oppongono maggiormente alla proposta ci sono la Danimarca e la Finlandia ma ci sono anche Ungheria, Lituania e Lettonia.

Secondo la Bastioli, però, adesso è arrivato il momento di gettare le basi per il cambiamento: ora "occorre coraggio. Abbiamo parlato di ambiente e di sviluppo sostenibile per decenni e poi la realtà è che le tecnologie ci sono, ma non vengono usate nella maniera giusta".

E l'Italia in questo campo può giocare un ruolo da protagonista con ampie possibilità di sviluppo. Un esempio è quello dei rifiuti organici, la cui raccolta in Italia è più che raddoppiata nel corso di un decennio, a partire dal 2006, passando da 2,6 milioni di tonnellate a più di 6 milioni di tonnellate di raccolta differenziata dell’organico.

"Se riuscissimo a portare tutta l’Italia allo stesso livello, cioè a zero rifiuto organico a discarica, potremmo contare su una decarbonizzazione ulteriore di 5 milioni di tonnellate di CO2, che è un valore molto importante", sottolinea Bastioli. E già in Italia circa 550 Megawatt di energia vengono prodotti da biogas, vengono raccolte 1,7 milioni di tonnellate di compost di elevata qualità e 280mila tonnellate di carbonio di alta qualità vengono reimmesse nel suolo. Al momento, spiega l’amministratore delegato di Novamont si tratta di "un business da 1,7 miliardi di euro, con 9mila posti di lavoro che sono stati creati".

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