Negli ultimi 10 anni sono andati in fumo più di 500.000 ettari di boschi. Un danno incalcolabile per l'ambiente ma anche per la sicurezza perché in quelle aree aumenta la minaccia delle frane. A lanciare l'allarme sono i geologi, sottolineando il legame tra incendi e rischio idrogeologico.
“Un’area a bosco denudata da un incendio potrebbe mettere in luce frane quiescenti, incisioni torrentizie profonde e altri processi geomorfologici prima nascosti dalla vegetazione", spiega Gilberto Pambianchi, presidente nazionale dei Geomorfologi Italiani, docente dell’Università di Camerino.
"Quest’area sarà più vulnerabile e, se non si interviene rapidamente, potrebbe evolvere con fenomeni di alto rischio - continua Pambianchi - Risulta pertanto di estrema importanza l’introduzione di una legge per attuare nell’immediato post incendio rilevamenti geologici e geomorfologici di dettaglio, a cui dare seguito con una progettazione di primo intervento per la mitigazione della pericolosità e dei rischi".
"Riteniamo inoltre opportuno un monitoraggio periodico - aggiunge Pambianchi - per stimare l’andamento della resilienza della vegetazione al fine di valutare eventuali modifiche nel caso in cui la ripresa mostri qualche difficoltà. Inoltre dagli studi condotti da noi geomorfologi è emerso il come sia importante conoscere la geologia del luogo anche per comprendere l’evoluzione dell’incendio”.
Nell’immediato post incendio, per evitare fenomeni di degrado, "dovrebbero essere introdotte delle regole specifiche in merito a interventi di primo risanamento e mitigazione. Oggi, in Italia, la legge non prevede, subito dopo l’incendio l’obbligo di studi geologici e geomorfologici di dettaglio, fondamentali a nostro avviso per un’immediata progettazione di pronto intervento in quei luoghi devastati".
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