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Acqua: Sardegna dichiara guerra a perdite, Abbanoa scommette su innovazione

07 ottobre 2017 | 10.00
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Acqua: Sardegna dichiara guerra a perdite, Abbanoa scommette su innovazione

Da una parte la carenza di acqua in una regione, la Sardegna, in cui di acqua ce n’è sempre stata poca; dall’altra, la siccità che aggrava la situazione e la pressione turistica che moltiplica esponenzialmente le presenze in estate. In mezzo, ci sono le perdite di rete, un “abominio”, lo definisce Alessandro Ramazzotti, amministratore unico di Abbanoa, il gestore del servizio idrico sardo che alle perdite ha dichiarato guerra e lo fa puntando su un livello di innovazione che può mettere in campo solo un grande soggetto industriale (fino a tre anni fa Abbanoa era considerata sull’orlo del fallimento, oggi sta avviando il percorso per ottenere il rating).

“Avere poca acqua e perderne la metà è assurdo”, dice all’Adnkronos Ramazzotti, sottolineando che le perdite “non si combattono cambiando i tubi e basta, bisogna intervenire sulla funzionalità degli impianti, sulle pressioni, sulle misurazioni”. E ricorda l’esperimento fatto con Hitachi nel comune di Oliena, “celebre per l’acqua sorgiva carsica, acqua buonissima, tutti la vorrebbero, ma ce n’è poca. Allora, invece di scavare per cercarne altra, rischiando di compromettere l’equilibrio dell’ecosistema, abbiamo puntato a ridurre le perdite. Misurando e riducendo la pressione, le abbiamo ridotte del 40%”.

Ottimo risultato, così tra fine 2017 e inizio 2018, lo stesso progetto sarà esteso su 30 altri comuni sardi scelti tra quelli con le perdite maggiori, e con operatore selezionato attraverso gara; subito dopo questi 30 comuni, saranno avviati altri due progetti, ciascuno dei quali interesserà 100 comuni. “Credo che nel giro di 3-4 anni daremo un bel colpo alle perdite, scendendo sotto il 50% nel giro di un paio di anni e puntando all’obiettivo del 45%”.

Un progetto che ha anche un secondo obiettivo: quello di mettere ordine nell’intricata e spesso poco nota ‘rete di reti’ della regione. “Gestire bene la rete significa anche conoscerla: in Sardegna abbiamo dei comuni che non hanno neanche le piantine delle reti, reti che non sappiamo dove si trovano, in alcuni casi la gestione avviene grazie alla memoria di qualche fontaniere. Il progetto dei 30 + 100 + 100 comuni servirà anche a questo, a fare il monitoraggio delle reti”.

Il settore idrico, ricorda Ramazzotti, è investito da un processo di ammodernamento e digitalizzazione formidabile: tecnologia per ridurre le perdite, tecnologia per misurare, regolare le pressioni a seconda delle necessità, per automatizzare la completa gestione del reti. E in questo, “Abbanoa è un bel laboratorio, io scherzando lo definisco un ‘parco giochi’ perché non ci facciamo mancare niente: abbiamo il problema delle pressioni, il problema dei depuratori, potabilizziamo… L’85% dell’acqua in Sardegna deve essere potabilizzata, poi va nei serbatori che, sparsi in tutta la regione, la accumulano e rilasciano acqua quando serve. Serbatoi che vanno monitorati anche per individuare eventuali perdite. Prima si faceva manualmente, ora abbiamo attivato un processo di telecontrollo”.

Sul fronte dei depuratori, poi, sui 360 a disposizione c’è un progetto per trasformarne 70 in fitodepuratori, che utilizzeranno quindi processi naturali di trasformazione delle sostanze organiche e consumeranno meno energia. “In Sardegna, poi, il tema della siccità ci chiama anche a riflettere sul tema del riuso: l’agricoltura in Italia, e anche in Sardegna, rappresenta il 70% dei consumi di acqua potabile a fronte del 20% dell’uso civile e del 10% di quello industriale. Servono tecniche più innovative nell’irrigazione e per il recupero dell’acqua”.

Siccità, perdite, innovazione sono anche i temi al centro del Festival dell’Acqua di Bari, a cui partecipa anche Abbanoa. Con la sua idea di servizio idrico, che rispecchia quella dell’appuntamento pugliese organizzato da Utilitalia: quella “di avere grandi aziende che pensano in grande e che possono affrontare il tema dell’innovazione tecnologica. Molto si può fare in Italia, a patto che si esca dal nanismo: in Italia ci sono ancora 2mila gestioni in economia, ma il mondo dell’acqua è in grande fermento e sta puntando su grandi soggetti industriali che superano la vecchia concezione dei consorzi. Bari – conclude – è una vetrina di grandi campioni industriali e della tendenza all’aggregazione che è entrata nella strategia del settore idrico”.

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