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Acqua: al via a Bari la quarta edizione del Festival dell’Acqua

09 ottobre 2017 | 18.18
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(Fotolia)
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Blue circular economy, nuove tecnologie, accessibilità e sviluppo sostenibile. Al via a Bari la quarta edizione del Festival dell’Acqua, l’appuntamento ideato da Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, energia e ambiente) in collaborazione con Acquedotto pugliese (Aqp), in corso a Bari nella sede dell’università degli studi ‘Aldo Moro’ fino all’11 ottobre.

In Italia, secondo i dati elaborati proprio da Utilitalia, si disperde il 39% dell’acqua immessa nella rete. Le perdite medie al Nord arrivano al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%. Del resto, il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa; il 25% di queste supera anche i 50 anni. A questo si aggiunge la questione clima: la temperatura in Europa è aumentata di circa 1°C più della media mondiale, con un trend di continua crescita. "Se non riduciamo le emissioni di CO2 di origine fossile come chiede l’accordo di Parigi - avverte il presidente della Società Italiana di Meteorologia Luca Mercalli, intervenuto in occasione del quarto Festival dell'Acqua a Bari - rischiamo un aumento termico anche di 5°C" sul Mediterraneo entro la fine di questo secolo.

"Fa sempre più caldo e l’estate diventa una stagione che si dilata sempre di più mettendo sotto stress i sistemi idrici - continua - Quando salgono le temperature la richiesta di acqua è maggiore e lo è anche l'evaporazione. Anche a parità di pioggia disponibile, quindi, questa dura e rende di meno. Se poi avremo sfortuna, in futuro anche le siccità diventeranno più lunghe e più gravose. I due fattori combinati insieme ci porteranno in territori sconosciuti. Anche per questo motivo l'infrastruttura idrica del futuro deve essere pronta ad ogni cambiamento".

"Per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici ci sono tre regolette - osserva vicepresidente di Utilitalia Mauro D’Ascenzi - bisogna tenere l'acqua quando c'è; non disperderla nella sua distribuzione, dal momento che abbiamo delle perdite di rete che arrivano a circa il 40%; e infine restituire l’acqua alla natura come ce l'ha data. In Italia per fare tutto questo, governo dell’acqua, opere sulle reti, depurazione, occorrono investimenti pari a circa cinque miliardi di euro l'anno; cosa che provocherebbe decine e decine di migliaia di posti di lavoro, oltre naturalmente a sistemare tutta la situazione ambientale".

Anche per Guido Pier Paolo Bortoni, presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, "è essenziale investire nelle infrastrutture idriche". "In Italia gli investimenti sono mancati per decenni. Noi siamo arrivati nel 2012 e abbiamo trovato una cifra di investimenti a livello nazionale di 900 milioni di euro. Niente rispetto alla necessità di adeguamenti che abbiamo come infrastrutture idriche del Paese. Siamo passati a 1,6 miliardi nel 2015 e a 3,2 miliardi tra 2016 e 2017. C'è un'onda lunga degli investimenti che deve rimettere in piedi questo settore del Paese", continua Bortoni.

"Il mondo scientifico ha da tempo messo in evidenza i rischi che rivengono da politiche miopi nei confronti dei cambiamenti climatici. Non possiamo permetterci ritardi - sottolinea il rettore dell'Università di Bari Antonio Uricchio - è particolarmente importante mettere in campo tutte le azioni per contrastare gli effetti nefasti di politiche industriali miopi, e garantire un impegno forte in materia di cambiamenti climatici".

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