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Acqua: De Vincenti, risorsa idrica al Sud anche con investimenti pubblici

11 ottobre 2017 | 17.39
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(Fotolia)
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"Per adeguare fino in fondo l'organizzazione del servizio idrico del Mezzogiorno alla normativa nazionale abbiamo messo risorse pubbliche importati"; questo "perché a fianco alle entrate tariffarie dobbiamo anche prevedere quando è necessario, e nel Mezzogiorno è necessario, l'intervento di fondi pubblici a sostegno degli investimenti". Così il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti nell’ultima giornata del Festival dell’Acqua 2017, la manifestazione organizzata da Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua energia e ambiente) in collaborazione con Acquedotto pugliese (Aqp).

"Il problema - spiega De Vincenti nel suo intervento video al Festival - è che per motivi diversi da Regione a Regione l'organizzazione del servizio idrico nel Mezzogiorno non è pienamente adeguata alla normativa nazionale".

Ci sono "dei problemi difficili da risolvere nel settore idrico e abbiamo degli indicatori che ce lo segnalano: prima di tutto la percentuale delle perdite lungo le reti che nel Mezzogiorno raggiunge il 43% dell'acqua che viene dispersa. Questo segnala un uso non efficiente, e non tutelante, della risorsa. Con i Patti per il Sud - aggiunge il ministro - abbiamo stanziato risorse importanti e con le Regioni stiamo ragionando per gli investimenti sul territorio; abbiamo fatto il piano Dighe del ministero delle Infrastrutture, fondamentale per gestire al meglio l'approvvigionamento della risorsa". "Possiamo fare dei passi avanti importanti. Ci vuole l'impegno di tutti. La convinzione di tutti - conclude - che questo settore così rilevante deve diventare un settore moderno e avanzato".

Valotti (Utiliatalia), serve una nuova cultura generale sull'acqua

"Serve una nuova cultura generale sull'acqua, a tutti i livelli, dalle istituzioni ai cittadini. L’acqua è un diritto universale, deve essere accessibile per tutti, non sprecata e una volta utilizzata va recuperata", osserva il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti nelle conclusioni del Festival"

"Abbiamo tre livelli di responsabilità: la politica, la regolazione, la gestione. La politica nazionale deve disegnare una Strategia idrica nazionale, come fatto per l'energia. La politica locale deve rendere fluido il processo come non sempre è accaduto negli ultimi 20 anni. Molti dei gravi problemi del Mezzogiorno derivano dalla non applicazione di leggi già esistenti, che prevedono gestione del ciclo idrico su scala almeno provinciale e presenza di un gestore unico per ambito. La seconda leva, la regolazione: deve spingere i gestori verso efficienza e qualità a beneficio dei cittadini", spiega Valotti.

"Le autorità pubbliche e non le imprese determinano il prezzo dell’acqua. Più i gestori sono efficienti, più basse saranno le tariffe. Infine la gestione, le nostre aziende - continua - La sfida dell'efficienza comporterà il raggiungimento di dimensioni minime significative, capaci di assicurare economie di scala, forza finanziaria per sostenere gli investimenti e competenze tecniche manageriali per realizzarle concretamente. Serve una logica industriale per uscire dall’emergenza. Serve come ha suggerito il ministro De Vincenti una 'Industria 4.0' dell’acqua".

"Le tariffe - conclude - non saranno mai in grado di pagare in modo integrale gli investimenti, ma possono e devono garantire flussi di cassa che consentano alle aziende di ricorrere al credito, di dimostrare la bancabilità dei progetti".

Nel giorno di chiusura del Festival dell’Acqua 2017, questi i primi numeri: 218 relatori, 1800 partecipanti in 32 sessioni, 205 aziende, 31 scuole e 6.600 studenti.

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