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Strage di elefanti nel Bacino del Congo

25 ottobre 2017 | 17.03
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(Foto dell'Ufficio stampa del WWF)
(Foto dell'Ufficio stampa del WWF)

E' una vera e propria strage di elefanti di foresta quella che si sta verificando a causa del bracconaggio nell'area del Bacino del Congo dove, negli ultimi 8 anni, gli individui di questa specie sono crollati del 66%. La situazione per gli elefanti è particolarmente allarmante nell'area del "Tridom" (Dja-Odzala-Minkebe), zona protetta a cavallo tra Camerun, Repubblica del Congo e Gabon, dove il numero di questi animali è sceso addirittura del 70% nell’ultimo decennio. A lanciare l'allarme è il Wwf che ha pubblicato oggi i dati un censimento sulle specie a rischio dell'area realizzato nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016.

Il censimento, condotto in collaborazione con i governi locali, è stato realizzato in aree protette (il 20% dell’area presa in esame) ma anche in zone circostanti - aree dove il taglio delle foreste è autorizzato, così come la caccia e altri tipi di sfruttamento delle risorse naturali - in 4 paesi: Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica CentroAfricana e Gabon. Il censimento, spiega il Wwf, si è concentrato soprattutto sugli elefanti di foresta e le grandi scimmie antropomorfe come gli scimpanzé ed i gorilla.

I risultati dello studio, segnala l'associazione ambientalista, hanno fornito una stima di 9.500 elefanti e 59.000 individui di grandi scimmie presenti all’interno dell’area esaminata, denunciando un calo del 66% per la popolazione degli elefanti tra il 2008 e il 2016 e una stabilità demografica per quanto riguarda i grandi primati. "Questa ricerca non fa che confermare i nostri drammatici timori: il bracconaggio sta spazzando via intere popolazioni di elefanti in tutto il Bacino del Congo" scandisce Paul N’Goran, Coordinatore Wwf del biomonitoraggio in Africa Centrale.

Il report, sottolinea N'Goran, "evidenzia come il bracconaggio dilagante per alimentare il commercio illegale di avorio sia la principale causa del declino degli elefanti in questa regione, spinti a cercare rifugio nelle aree protette, ultimi avamposti dove poter sperare nella sopravvivenza". Per l'ambientalista, quindi, "il trend potrà essere invertito solo se le istituzioni utilizzeranno questi risultati per promuovere piani e strategie politiche immediate mirate a combattere i crimini contro la fauna".

"E' indispensabile -aggiunge- che la comunità internazionale sostenga le azioni portate avanti dai governi e dalle Ong per la conservazione della natura, in collaborazione con le comunità locali". Il Wwf sta esortando i leader dei questi quattro paesi interessati a "creare una legislazione che miri a ridurre il bracconaggio, ma anche a collaborare per rafforzare il monitoraggio transfrontaliero e il potenziamento delle norme vigenti, sia dentro sia fuori le aree protette" riferisce l'associazione che, inoltre, sottolinea il bisogno di "collaborare con le comunità locali per contrastare la complessa rete criminale che mina il futuro delle comunità e dei sistemi naturali nel bacino del Congo".

"E' la prima volta che un censimento sulla fauna in Africa Centrale viene condotto su così larga scala e in un così breve lasso di tempo e speriamo veramente che i risultati possano diventare un grido di guerra contro i criminali che stanno utilizzando l’avorio degli elefanti per arricchire il loro business illegale" conclude N’Goran.

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