Le isole ospitano alcune delle specie maggiormente a rischio di estinzione e in questi ambienti è quindi particolarmente importante intervenire con azioni di tutela. Negli ambienti insulari, che coprono solo il 5,3% della superficie terrestre asciutta, si è registrato il 61% delle estinzioni degli ultimi 5 secoli, soprattutto a causa di specie aliene invasive; roditori e gatti inselvatichiti sono responsabili del 44% delle estinzioni avvenute in tempi recenti di uccelli, mammiferi e rettili.
I risultati di uno studio pubblicato oggi su Science Advances, la rivista open access del gruppo Science, mostrano che 1189 specie di vertebrati particolarmente minacciati (319 anfibi, 282 rettili, 296 uccelli e 292 mammiferi) si riproducono su isole del mondo. Concentrando gli sforzi di prevenzione e di lotta alle specie invasive sulle isole più minacciate, sarà possibile rallentare significativamente il tasso attuale di perdita di biodiversità, come richiesto dalla strategia mondiale per la biodiversità 2011-2020 adottata dalla Convenzione per la Diversità Biologica.
Per esempio, lo studio evidenzia come rimuovendo i topi dall’isola di Gough nell’oceano Atlantico sarebbe possibile proteggere milioni di uccelli, incluse 6 specie particolarmente minacciate come l’Albatros di Tristan. La ricerca, cui hanno collaborato ricercatori di Ispra, è stata condotta analizzando i dati di diversi database mondiali tra i quali il Global Invasive Species Database (www.iucngisd.org) ospitato da Ispra, e consultando esperti di tutto il mondo, a cui è stato chiesto di identificare le priorità di azione per i prossimi anni.