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"Vuoto a rendere per gli imballaggi in plastica? Soluzione costosa"

08 febbraio 2018 | 13.20
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Una filiera del vuoto a rendere anche per gli imballaggi di plastica monouso contenenti alimenti è costosa e potrebbe penalizzare i piccoli esercenti. E’ questa la posizione di Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica che all’Adnkronos spiega quali potrebbero essere le criticità nell’adottare questo tipo di soluzione anche per gli imballaggi in plastica. Da poco, infatti, è partita la sperimentazione voluta dal ministero dell’Ambiente per le bottiglie di vetro ma alcune associazioni ambientaliste suggeriscono di introdurre il sistema del vuoto a rendere anche per gli imballaggi in plastica.

Secondo Antonello Ciotti, presidente di Corepla, si tratta di una soluzione “che per il sistema paese ha un costo molto elevato”. Un esempio pratico: “faccio un viaggio. Acquisto una bottiglia a Palermo e una volta arrivato a Milano voglio consegnare la mia bottiglia e riprendere in qualche modo il deposito che ho versato a Palermo”.

Per fare questo “c’è bisogno chiaramente di un sistema integrato molto importante che consente al cittadino che ha pagato il deposito a Palermo di recuperare il suo deposito a Milano”. “La Germania, che ha introdotto il vuoto a rendere circa 10 anni fa, solo l’implementazione di questo sistema, ha speso circa 2 miliardi di euro”. Il primo problema dunque, secondo il presidente di Corepla “è il costo”.

Inoltre, spiega Ciotti “questo sistema prevede che gli esercenti si debbano dotare di spazi per raccogliere tutte queste bottiglie che vengono conferite come deposito e anche in questo caso il sistema tedesco ci mostra che a trarre vantaggio è solo la grande distribuzione perché si ritrova una materia prima seconda, che ha un valore molto elevato, e un grande ritorno da tutti i depositi che non vengono riscossi”.

Prima di optare per questa soluzione dunque, conclude Ciotti, “dobbiamo ben pensare a come poterlo implementare in un sistema italiano che ha un numero elevato di piccoli e medie esercenti sparsi per tutto il territorio nazionale”.

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