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L'economia del girotondo, il futuro è nei rifiuti

28 maggio 2018 | 12.10
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 - petovarga - Fotolia
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Se i cambiamenti climatici accelerano, così come lo sfruttamento delle risorse, accelera anche la tecnologia e con questa la coscienza ambientale dei cittadini. E si fanno strada le " disruptive technologies", tecnologie grazie alle quali diventerà possibile cambiare in modo radicale le modalità con cui utilizziamo le risorse naturali del nostro pianeta, abbattendo le emissioni di CO2.

Nel libro "L'economia del girotondo - Dalla plastica ai satelliti: il futuro è nei rifiuti" (Tecniche Nuove) l'autore, Luca Dal Fabbro, non racconta solo i problemi del pianeta, fornendo dati e previsioni, ma prospetta soluzioni concrete: nuovi sistemi per l'efficienza energetica, crescita delle fonti rinnovabili, sistemi di storage avanzati, recupero della plastica non riciclabile.

Una panoramica su come l'industria e i consumatori dovranno passare dal paradigma dell'usa e getta a quello dell'economia circolare, attraverso soluzioni a vari livelli.

"Questo è il futuro del business - scrive Dal Fabbro nell'introduzione al testo - l'industria e le imprese non vanno condannate o colpevolizzate ma ri-orientate al nuovo paradigma dell'economia sostenibile e circolare; non sono le nemiche ma possono diventare le alleate più importanti dell'ambiente". Anche la finanza sta facendo la sua parte e sarà chiamata ad essere sempre più protagonista: lo dimostrano gli esempi virtuosi dei fondi etici, del microcredito e del prestito d'onore per i giovani, della finanza islamica.

Il libro dedica un'ampia riflessione anche a settori a cui normalmente non pensiamo quando parliamo di impatto ambientale. Un esempio tra tutti, le attività militari. Perché tra le vittime silenziose dei conflitti c'è anche l'ambiente. "Gli eserciti e le esplorazioni spaziali potranno a lungo ignorare l'impatto ambientale che producono?", si chiede Dal Fabbro, per il quale esiste un movimento in controtendenza che sta crescendo modificando gli equilibri sia in campo militare sia in quello aerospaziali.

Il Pentagono ha puntato sull'energia solare: le forze armate hanno deciso che almeno il 25% di energia venga da fonti rinnovabili entro il 2025 (scelta non solo ecologica visto che la Us Navy dipende per l'80% dal petrolio, fattore che rappresenta un elemento di rischio dal punto di vista economico, logistico e dunque della sicurezza). Gli aerei F/a-18 Hornets della pattuglia acrobatica dei Blue Angels funzionano già oggi con un 50% di biocombustibile.

E lo spazio? Qui il testo si concentra sul fenomeno degli "Space Debris", i detriti nello spazio: ad oggi si contano 23mila oggetti di diametro superiore ai 10 cm a cui vanno aggiunti 750mila oggetti di diametro compreso tra 1 e 10 cm e ben 166 milioni di piccolissimi detriti di dimensioni inferiori.

Immancabili poi i grandi cavalli di battaglia della nuova coscienza ambientale: dallo spreco alimentare a quello, sempre più attuale e preoccupante, dell'inquinamento da plastica.

Luca Dal Fabbro, amministratore delegato di Grt Group (azienda svizzera di tecnologie per la circular economy), è stato di recente eletto vicepresidente del Circular Economy Network, l'osservatorio della circolarità in Italia creato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nato per promuovere lo sviluppo dell'economia circolare in Italia. Dal 2014 è membro del cda di Terna e dal 2015 del cda della società Tamini. Ha iniziato la sua carriera in Procter & Gamble, è stato Ceo in E.On Italia, presidente della holding di Electro Power System, Ceo in Enel Energia.

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