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Animali: plastica nell'80% delle caretta caretta nel Mediterraneo

15 giugno 2018 | 16.37
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Animali: plastica nell'80% delle caretta caretta nel Mediterraneo

Sos tartaruga. Non solo reti e ami, eliche e spiagge invase dal cemento, c'è anche la plastica a minacciare le tartarughe marine. Uno studio (Biases and best approaches for assessing debris ingestion in sea turtles, with a case study in the Mediterranean” – P.Casale, D.Freggi, V.Paduano, M.Oliviero – Marine Pollution Bulletin 2016) eseguito su oltre 560 tartarughe marine Caretta caretta che vivono nel Mediterraneo centrale ha mostrato la presenza di frammenti e resti di plastica nell’80% degli animali. Alcuni esemplari avevano ingerito fino a 170 frammenti.

La presenza di plastica sulle spiagge può compromettere anche le nidificazioni: la sabbia in cui la tartaruga depone le uova, in presenza di frammenti di plastica non mantiene la stessa umidità e modifica la temperatura, con ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa. La plastica in mare si aggiunge ad altri rischi per le tartarughe: tra pesca accidentale, impatto con le imbarcazioni, cementificazione dei lidi sabbiosi e cambiamento climatico, la mortalità per questa specie nel Mediterraneo è stimata intorno ai 40.000 individui, un dato che segnala l’urgenza di salvaguardia.

Lo sottolinea il Wwf in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla specie che ricorre il 16 giugno, in onore di Archie Carr, il grande studioso di tartarughe nato proprio il 16 giugno del 1909.

A correre in soccorso delle tartarughe in difficoltà ci sono le 'staffette di salvataggio' del Wwf, decine di volontari, pescatori, veterinari, esperti e cittadini grazie ai quali vengono recuperati circa 900 esemplari di tartaruga marina all’anno nei sette Centri di recupero. Per sostenere questa preziosa azione è stata lanciata la campagna di donazione regolare per il progetto Action Turtle Team, per contribuire a mantenere attiva tutta la ‘filiera’ di salvataggio: dai mezzi di trasporto alle vasche da trasporto e degenza, dal sale per l'acqua al cibo, dagli strumenti per le operazioni veterinarie agli apparecchi di radiologia.

Per garantire il massimo benessere di ogni animale la spesa per ciascun esemplare ricoverato è in media 20 euro al giorno, che si traduce in 5-6.000 euro all’anno. “Abbiamo invaso il Pianeta Blu con gli scarti dei nostri ‘stili di vita’ rendendo la vita di cetacei, tartarughe marine e altri animali sempre più difficile. Il minimo che possiamo fare è non solo cambiare le nostre abitudini, ma anche prenderci cura e restituire la libertà agli animali intrappolati, impigliati negli ami o nelle reti, soffocati e malati per colpa della nostra insostenibilità”, dichiara la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi.

La tutela delle tartarughe marine non si ferma qui: il Wwf è già pronto per la stagione delle nidificazioni iniziate con il primo nido deposto il 2 giugno sulla spiaggia di Siculiana, accanto all’Oasi Wwf di Torre Salsa, in Sicilia. Per il monitoraggio costante del nido è stata anche attivata una webcam: la schiusa dovrebbe avvenire tra la fine di luglio e agosto. Il secondo è stato segnalato il 9 giugno da un volontario Wwf in un’area molto settentrionale per la specie, Rimigliano, lungo la costa livornese.

Il monitoraggio messo in campo dal Wwf questa estate, grazie a centinaia di attivisti, coprirà i lidi di sette regioni: Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Toscana, Veneto e Friuli. Monitoraggio che quest’anno utilizzerà anche i droni, grazie al progetto Euroturtles in Sicilia, Basilicata e Puglia. Lo scorso anno, 152 volontari Wwf hanno percorso a piedi tra i 1500 e i 2000 km di spiagge, dedicando ai nidi complessivamente più di mille ore in attesa delle schiuse, e accompagnando verso il mare circa 364 piccoli di tartaruga Caretta caretta.

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