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Sostenibilità: per 42% italiani le aziende 'nuove' devono essere più sensibili

24 novembre 2014 | 13.30
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A tracciare il quadro è un sondaggio su innovazione e sharing economy, lanciato dall'Unione Nazionale Consumatori sul sito internet (www.consumatori.it) e attraverso i canali Facebook e Twitter ( GUARDA L'INFOGRAFICA DEI RISULTATI )

Sostenibilità: per 42% italiani le aziende 'nuove' devono essere più sensibili

Un'azienda per essere 'nuova' deve essere più sensibile ai temi della sostenibilità: ne è convinto il 42% degli italiani. Per il 30%, invece, dovrebbe "puntare su sharing economy e social network" mentre per il 28% dovrebbe "assumere giovani". A tracciare il quadro è un sondaggio su innovazione e sharing economy, lanciato dall'Unione Nazionale Consumatori sul sito internet (www.consumatori.it) e attraverso i canali Facebook e Twitter ( GUARDA L'INFOGRAFICA DEI RISULTATI ).

Secondo Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione nazionale consumatori, "è il consumatore il vero protagonista dell'innovazione economica, sociale e tecnologica e, secondo i nostri dati, sembrerebbe che accetti di buon grado questo ruolo di prosumer: il 60% degli intervistati, infatti, si dichiara ‘entusiasta’ nei confronti del ‘nuovo’; per il 34% è ‘inevitabile' accettare nuovi modi di vivere e di acquistare e solo il 6% dei consumatori si dichiara, invece, ‘spaventato’".

Non sorprende, poi, che il mercato percepito come più innovativo sia quello legato al web: oltre il 50% degli intervistati, infatti, alla domanda "qual è il settore che fa più pensare al nuovo?", risponde "comunicazione, internet e social network", mentre il 34% "elettrodomestici, hi tech e domotica"; per il 13% degli utenti, infine, il settore più nuovo è relativo a "salute, benessere e food".

Chiedendo, poi, in che modo i consumatori si sentono nuovi, emerge una caratteristica fondamentale della new economy: la condivisione. Il 72% degli intervistati, infatti, risponde "acquisto online e mi piace commentare tutti i miei acquisti per aiutare altri consumatori". Un altro elemento da considerare è il rapporto tra risparmio e nuovi paradigmi di consumo: almeno una parte del successo dalla sharing economy è da ricondursi alla crisi (per cui pur di non rinunciare alla vacanza, all’auto o a mangiare fuori siamo disposti a condividere servizi) e la risposta alla domanda sui vantaggi della sharing economy lo dimostra.

Circa il 42% dei consumatori considera la possibilità di risparmiare, rispetto al commercio tradizionale, il più grosso vantaggio dell’economia condivisa (il 36% risponde che è vantaggioso "conoscere persone e fare esperienze di consumo innovative con la possibilità di dare un voto ad ogni fornitore", mentre per il 22% degli intervistati "potrebbe aiutare a creare posti di lavoro"). Quanto alle preoccupazioni legate alla sharing economy, le risposte confermano che c'è tanto da lavorare, soprattutto dal punto di vista normativo per rendere più sicuri i nuovi processi economici.

Quasi la metà dei consumatori (il 47%), infatti, risponde che "il rischio di affidarsi agli sconosciuti" è ciò che più spaventa della sharing economy; il 32% degli intervistati è scettico, considerandolo un "fenomeno di nicchia, riservato a pochi", mentre il 21% risponde di non accettare che "quello che paga non sia suo fino in fondo”. “E' evidente che siamo di fronte ad una sfida soprattutto culturale -conclude Dona- e proprio di questo parleremo mercoledì in occasione del ‘Premio Vincenzo Dona’ con grandi esperti del settore".

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