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Alimentazione

Alimenti: vegCoach, per più piccoli serve equilibrio e dieta ben pianificata

03 luglio 2015 | 16.22
LETTURA: 5 minuti

(Infophoto)
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"Buon senso ed equilibrio" e una dieta "ben pianificata". Queste sono le parole d'ordine da tenere presenti quando si sceglie un regime alimentare vegano per sé e per i propri figli, secondo la biologa nutrizionista Roberta Bartocci. A riaccendere il confronto tra nutrizionisti e pediatri su questo stile di vita è stato il caso del bimbo di 11 mesi, figlio di una coppia di vegani, ricoverato a Firenze, pare, per carenze nutrizionali.

Come scegliere una dieta sana? "Bisogna sempre e comunque fare attenzione ai bisogni del bambino ed evitare l'approccio ideologico. Ad esempio, ci sono persone che si fissano che il bambino debba mangiare cose insipide che nemmeno i genitori mangerebbero. Va tenuto, poi, presente che l'alimentazione del lattante all'inizio dello svezzamento è diversa da quella del bambino di due anni", spiega all'Adnkronos la vegCoach.

Bartocci parte da un "punto fermo: gli studi hanno evidenziato cosa succede quando un bambino mangia vegano 'ben pianificato'. Il piccolo cresce in modo adeguato come i suoi coetanei onnivori ed è meno esposto a obesità infantile e alle malattie infiammatorie tipiche dell'infanzia. Probabilmente avrà un'ottimale qualità della vita da adulto".

'Fibre solo dopo i 12 mesi'

Ma cosa vuol dire "ben pianificato"? "Alimenti di buona qualità, frutta e verdura fresca. Fino ai 12 mesi, nel caso di uno svezzamento vegano o vegetariano, solo la frutta però può essere proposta così com'è, seppure omogeneizzata, grattugiata o altro. Gli altri alimenti vegetali vanno invece privati della fibra: così i cerali devono essere consumati raffinati, i legumi decorticati, le verdure passate o in forma di succo. Perché in un intestino così giovane la fibra va limitata. Poi ci vogliono i grassi come olio extravergine d'oliva, olio di lino, semi oleosi polverizzati o in crema (mandorle per il calcio, semi di zucca per il ferro, ecc...)". E nelle pappe si può aggiungere anche "un pizzico di sale marino integrale che apporta una quantità di sodio comunque inferiore rispetto alle 'pappine onnivore' senza sale".

"Man mano, poi, che il bambino cresce il ventaglio di alimenti si allarga sempre di più. Le fibre vanno inserite dai 12 mesi in poi iniziando con piccole quantità di verdure intere, anche fatte a pezzettini, di cereali integrali insieme a quelli raffinati e di legumi interi insieme a quelli decorticati fino ad arrivare ai due anni quando il bambino può mangiare tutto integrale", spiega.

'C'è un problema di qualità degli alimenti'

Quanto alla possibile carenza di vitamina B12, Bartocci spiega che "la necessità di assumere questa vitamina è dovuta allo stile di vita artificiale che si conduce. Se vivessimo in campagna, immersi nella natura, non ne avremmo bisogno. Quindi, considerato lo stile di vita urbano è il caso di prevedere degli integratori". Poi "c'è un problema di qualità degli alimenti, abbiamo un suolo che è stato violentato ed è povero e di conseguenza i vegetali che coltiviamo su questi terreni sono a loro volta poveri di micronutrienti".

Poi c'è la questione proteine visto che la dieta veg non prevede, oltre che carne e pesce, né latte né uova. "Secondo gli attuali Larn, la bibbia dei nutrizionisti, è davvero complicato non eccedere nelle proteine e lo è anche nello svezzamento vegano - dice la vegCoach - E' più facile esagerare, mettendo a rischio reni e fegato". "Nessun problema di carenze sul fronte proteine", dunque.

Esistono poi delle fonti di calcio 'alternative' al latte : "Per un bambino piccolissimo ci pensa il latte materno e a seguire le mandorle. Poi quando il bimbo cresce ci sono le verdure. Ricordiamo che l'Oms nel documento sull'osteoporosi, a proposito della mineralizzazione delle ossa, suggerisce di consumare abbondante frutta e verdura". Inoltre ci sono i "superalimenti" da utilizzare per "integrare le pappe": "Germe di grano, lievito in scaglie, i semini polverizzati in mix, come la zucca, le mandorle, i pinoli, la canapa, le nocciole, ecc...".

'Evitare il fai da te, affidarsi a un esperto'

E se il bambino respinge gli alimenti 'alternativi' (in termini nutrizionali) proposti? Per la vegCoach la questione non si pone perché le possibili soluzioni sono diverse: "Il vegano mangia più vario dell'onnivoro medio. E, poi, i gusti si creano e si sviluppano anche in base a cosa si propone. I bimbi abituati ai sapori delicati di frutta, verdura, legumi se mangiano un salume o una merendina, al terzo morso hanno la nausea. Viceversa un bambino abituato con dolci, carne e salumi non ne vuole sapere della pappina di legumi".

Insomma è necessario adoperare "buon senso ed equilibrio. Non bisogna pensare che i bambini siano adulti in miniatura. E, se non ci sente in grado, è meglio affidarsi a un esperto. A volte il problema è anche che i pediatri respingono la richiesta dei genitori di educare i piccoli alla dieta veg portandoli probabilmente a fare da sé. Ci vorrebbe un approccio diverso visto che la sensibilità vegana sta aumentando".

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