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Alimenti: con dieta 'bio' in 2 settimane via inquinanti da organismo

30 novembre 2017 | 15.41
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(Fotolia)
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Bastano due settimane di una dieta a zero pesticidi per abbattere, e in alcuni casi azzerare, il contenuto di inquinanti nelle urine di una famiglia italiana. E' quanto emerge dalla campagna #ipesticididentrodinoi promossa da FederBio con Isde-Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e Wwf Italia, che ha analizzato il contenuto dei pesticidi nelle urine di una famiglia italiana, prima e dopo una dieta 100% 'bio'.

Madre, padre, due bambini di 7 e 9 anni: per tutti loro, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate, si è passati da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità. La 'decontaminazione' ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato, l’erbicida contro cui si è mobilitata l’opinione pubblica e una parte della ricerca a livello europeo e non solo.

In complesso, su 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia), ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta, e solo in un due casi non si sono registrati miglioramenti. In altre parole, la dieta biologica ha avuto effetto su oltre l’80% delle analisi effettuate.

I risultati delle analisi sono stati elaborati a Brema in un laboratorio accreditato (il Medizinisches Labor Bremen - MLHB). Ecco cosa è emerso: l’insetticida clorpirifos, ad esempio, prima della dieta era presente nelle urine del bambino più piccolo con oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina, un valore più di tre volte maggiore della media di riferimento che è 1,5 (microgrammi/g). Dopo quindici giorni di dieta biologica la concentrazione dell’inquinante è scesa a un valore di 1,8 microgrammi. Nelle analisi del padre, la stessa sostanza (che era oltre tre volte la media di riferimento per la popolazione adulta) non è più rilevabile dopo la dieta.

Per il glifosato, dopo la dieta tutti i valori sono sotto la soglia di rilevabilità. Nel padre raggiungeva concentrazioni pari a più del doppio della media della popolazione di riferimento (+116%): dopo 15 giorni di cibi senza chimica, le tracce di erbicida non ci sono più. E lo stesso è successo ai bambini. Prima dei 15 giorni, il più piccolo era a quota 0,19 microgrammi di glifosato per litro e la più grande a 0,16 rispetto a una media, per la popolazione di riferimento, di 0,12 microgrammi/litro: ora i residui di erbicida sono assenti.

Più complesse le analisi per rilevare, prima e dopo, la presenza di piretroidi. Per farlo, occorre analizzare le molecole che l’organismo stesso produce degradando le sostanze chimiche. I due metaboliti “sentinella” si chiamano Cl2CA e m-PBA. Per tutte e due le sostanze, le analisi della famiglia mostrano una diminuzione importantissima degli inquinanti.

“Misurare i livelli di inquinamento da fitofarmaci sui prodotti alimentari è il primo passo - commenta Maria Grazia Mammuccini, portavoce della campagna #StopGlifosato - Ma serve approfondire la conoscenza degli effetti che diverse e numerose sostanze hanno sulla nostra salute. Serve più ricerca, e soprattutto più ricerca indipendente”.

“Ci sono già state esperienze simili alla nostra in altri paesi europei: in questo come negli altri casi i risultati delle analisi prima e dopo la dieta provano che il biologico è una risposta più che valida alla chimica nel piatto”, dice Paolo Carnemolla, presidente di FederBio.

“I dati presentati oggi sulla campagna #IPesticididentrodinoi - dichiara Daniela Sciarra, responsabile Filiere e Politiche agroalimentari di Legambiente - indicano che la dieta bio può abbattere i pesticidi nel corpo. Come evidenziamo ormai da tempo nel dossier Stop Pesticidi, l’uso dei prodotti chimici per l’agricoltura in Italia rimane significativo e il problema dell’esposizione a pesticidi e il multiresiduo rappresentano aspetti da mettere a fuoco sul piano scientifico e normativo".

"Oggi le alternative all’uso massiccio dei pesticidi ci sono e devono essere sostenute - continua - La crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e delle pratiche agronomiche sostenibili stanno dando già un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci e al ripristino della biodiversità e alla salute dei suolo; ma in questa partita un ruolo fondamentale lo gioca anche la Politica Agricola Comune che deve incoraggiare la diffusione e la conoscenza di queste pratiche agronomiche, che sostituiscono l’intervento chimico con l’utilizzo dei meccanismi naturali, mettendo definitivamente al centro la salute dell’ambente e dei cittadini e la crescita un’agricoltura agro ecologica”.

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