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Natale: sostenibile in 10 mosse, quelle del Wwf

07 dicembre 2017 | 18.44
LETTURA: 5 minuti

(© Jeremiah Armstrong/Wwf Canada)
(© Jeremiah Armstrong/Wwf Canada)

Mancano pochi giorni all’avvio delle feste natalizie e il Wwf lancia il suo tradizionale “Dec-Albero”, 10 consigli per ridurre l’impronta ecologica del Natale, tradizionalmente la festa più 'ad alto consumo' dell’anno, dalla scelta delle luminarie al cenone della Vigilia, dai regali inutili a quelli che danneggiano specie e ambiente.

Partendo dal tradizionale albero di Natale. La scelta migliore, per il Wwf, è addobbare ciò che abbiamo a disposizione: le piante in casa o sul terrazzo o gli alberi in giardino, oppure acquistare qualche sempreverde come ginepro, corbezzolo, arancio o limone che una volta passate le feste, si possono ripiantare facilmente.

Ma se si desidera rispettare la tradizione scegliendo un abete, è importante acquistare un albero a km zero coltivato da un produttore locale secondo i principi dell'agricoltura biologica o proveniente da una coltivazione che certifichi la gestione responsabile del bosco e della filiera del legno. In molte città si organizzano, ogni anno dopo le feste, raccolte di abeti: quelli vivi vengono ripiantati in parchi, giardini o aree prescelte, quelli che non possono essere ripiantati vengono trasformati in compost.

Capitolo luminarie: meglio utilizzare il Led che consuma fino all’80% di energia in meno delle vecchie luci a incandescenza e dura fino a 30 volte di più. E' anche più sicuro perché genera poco calore, minimizzando il rischio di incendi dovuti al surriscaldamento delle decorazioni natalizie. Spegnere le luci quando non servono, un timer può aiutare ad impostare i tempi di illuminazione. Per l’esterno, esistono luminarie molto efficienti dotate di un piccolo pannello fotovoltaico: con un’ora di sole illuminano fino a 10 ore. Un piccolo stratagemma: posizionando degli specchi si riflettono (e moltiplicano) le luci installate.

Cenone leggero per il Pianeta: con ricette a base di ingredienti locali e di stagione si può ridurre l’impatto guadagnando in gusto e freschezza dei prodotti. Protagonisti indiscussi delle festività natalizie sono pesce, crostacei e frutti di mare: quando scegliamo i prodotti ittici provenienti dall’estero proposti dalla grande distribuzione organizzata, è importante acquistare quelli certificati Msc o Asc, marchi che attestano la sostenibilità della pesca.

Occhio alle specie che portiamo a tavola: l’anguilla, ad esempio, è classificata come specie a rischio nella Lista Rossa (pericolo critico), il caviale deve essere certificato Msc, evitare patè di fegato d’oca, e datteri di mare la cui pesca è vietata. Riduciamo al massimo lo spreco di cibo: i 4/5 dello spreco di alimenti in Italia avviene proprio in casa e con un costo per ogni famiglia pari ad almeno 360 euro l’anno.

Il consiglio del Wwf è anche di ridurre i consumi di carne, soprattutto quella bovina. A parità di apporto calorico, la produzione di carne bovina richiede 28 volte più terra, 11 volte più acqua e 6 volte più fertilizzanti e libera 5 volte più gas serra, rispetto alla produzione di altre carni, uova e prodotti caseari. Questi alimenti, a loro volta, richiedono da 2 a 6 volte le risorse necessarie a produrre grano, riso o patate per un valore calorico equivalente.

Il Natale spesso comporta anche la produzione di rifiuti superiore alla media: il packaging, ad esempio, rappresenta il 60% dei rifiuti che produciamo e giocattoli e apparecchi elettronici ne hanno tantissimo. Separiamo i componenti in carta e cartone, plastica e polistirolo e quando non è possibile l’involucro andrà gettato nell’indifferenziato. I rifiuti organici rappresentano una frazione importante quando si cucina molto: è fondamentale smaltirli nella frazione organica dei rifiuti o nella compostiera di casa. La carta da regalo dorata, argentata o lucida deve essere buttata nell’indifferenziato così come i nastri e i fiocchi colorati che decorano i pacchi dono.

Ridurre a monte si può: esistono regali che minimizzano i rifiuti, come abbonamenti, spettacoli, corsi, concerti, mostre; no alle stoviglie in plastica usa e getta, optando in caso di necessità per quelle in bioplastica che possono essere smaltite (anche sporche) con gli scarti alimentari.

Consigli anche per i regali. Attratti da uno scialle di shahtoosh, una delle lane più soffici e pregiate del mondo? E' bene sapere che si ricava uccidendo le antilopi tibetane oggi sull’orlo dell’estinzione. Per ottenere la lana sufficiente per uno scialle ne devono essere uccise fino a cinque. Anche la vigogna è sull’orlo dell’estinzione: dei due milioni di esemplari, nel 1960 le vigogne rimaste erano appena 5mila. Acquistare una pelliccia di animali in estinzione come leopardi, ocelot e tigri alimenta il mercato nero internazionale e mette in serio pericolo la sopravvivenza di queste specie, già fortemente a ridotte.

La lista è lunga e annovera ossa di cetacei intarsiate, prodotti ricavati da zanne e pelle di elefante, alcuni coralli e conchiglie, articoli in tartaruga e carapaci di testuggine. Prodotti che in natura hanno un costo altissimo: oltre a minacciare molte specie in via di estinzione, rafforzano le reti criminali, minano la sicurezza nazionale, impoveriscono le comunità locali e comportano rischi crescenti per la salute globale.

Regalare un apparecchio elettronico o un elettrodomestico? Occhio all’etichetta energetica. Rispetto a un elettrodomestico acquistato 10 anni fa, uno nuovo di classe A+++ fa ridurre i consumi elettrici del 50%. Il sito web TopTen, un progetto finanziato dall’Unione Europea, mostra e compara oltre 1000 prodotti a basso impatto ambientale.

Anche il pacchetto può diventare green con carta riciclata, certificata Fsc o fatto con stoffe, foulard aggiungendo bacche e spago colorato. Si può adottare una specie a rischio o donare sul sito http://natale.wwf.it/ o scegliere uno dei tanti oggetti realizzati con materiali riciclati, certificati dal sito Panda Gift https://sostieni.wwf.it/pandagift.html

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