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Migliora l'aria nelle città ma non abbastanza

16 febbraio 2018 | 14.47
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(Fotogramma)
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Migliora la qualità dell’aria nelle grandi città ma resta alto il livello di particolato atmosferico e biossido di azoto, soprattutto al Nord (Milano e Torino in testa); passi avanti per quanto riguarda l’andamento della mobilità urbana con risultati però insufficienti e profonde differenze tra le città.

E' quanto emerge dal report 'MobilitAria. Qualità dell’aria e politiche di mobilità nelle 14 grandi città italiane 2006-2016' curato dal gruppo di Lavoro 'Mobilità sostenibile' di Kyoto Club e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iia). Le città prese in considerazione sono Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia.

Dallo studio emerge che, sebbene negli anni 2006-2016 si riscontri un miglioramento diffuso della qualità dell’aria, con una lieve riduzione della media delle concentrazioni annuali, le città sono ancora caratterizzate da livelli di concentrazione e numero di superamenti giornalieri oltre i limiti (PM10: 50 μg/m3 giornalieri, da non superare più di 35 volte per anno, 40 μg/m3 di media annua; PM2,5: valore annuale 25 μg/m3; NO2: limite orario 200 μg/m3 per massimo 18 volte l’anno; limite annuale 40 μg/m3).

Riguardo al biossido di azoto si osserva un decremento dal 36% al 46% in città tra cui Bari, Bologna, Catania e Reggio Calabria, una riduzione attorno al 20% a Firenze, Napoli, Venezia e Palermo. Da segnalare come, negli ultimi tre anni consecutivi, Bari, Cagliari, Reggio Calabria, Venezia, Messina e Catania presentino concentrazioni medie inferiori al limite normativo in vigore. Le città con maggiori concentrazioni sono Milano, Torino e Roma (49 μg/m3), Firenze e Napoli (43 μg/m3), Genova (41 μg/m3), Venezia e Messina (39 μg/m3).

Per quanto concerne il valore limite orario si osservano superamenti a Roma, Torino, Firenze, Milano, Genova, Napoli e Catania; nel 2016 la città con il più alto numero di sforamenti è Torino (28 volte) seguita da Roma (13), Milano (7) e Cagliari (4).

Analizzando il PM10, si rileva rispetto alla media annuale una netta riduzione, in particolare a Torino, Milano, Venezia, Napoli, Genova e Roma. Le maggiori percentuali di decrescita si sono registrate a Torino con il -47%, Genova con il -37%, Firenze con il - 36% e Roma con il -35%. Inoltre nel 2016 in nessuna città vi sono concentrazioni superiori alla media annuale. Riguardo al limite giornaliero la situazione appare più critica per Milano, Torino e Venezia che, nonostante la riduzione su base annuale, superano il limite giornaliero per più di 35 volte per anno. Altre città che riportano tali superamenti sono Roma, Napoli e Cagliari.

Nel 2016 le città che hanno fatto registrare superamenti giornalieri oltre il limite di legge sono Messina (126 giorni), Torino (93), Milano (73), Venezia (63), Napoli (61), Cagliari (52), Palermo (47), Roma (41).

Dati discontinui si riscontrano nell’analisi del PM2,5, evidenziando una riduzione della concentrazione media annuale, anche se Milano, Venezia e Torino presentano trend con valori maggiori al limite. Tra le municipalità che hanno ridotto maggiormente le concentrazioni nel decennio vi sono Roma, Bologna, Cagliari, e Napoli, rispettivamente del 38%, 43%, 36%, 43%. Nel 2016 le città che ancora presentano valori maggiori al limite normativo risultano Torino, Milano e Venezia.

A incidere sulla qualità dell’aria sono certamente i provvedimenti in materia di mobilità. Le analisi hanno riguardato diversi indicatori di mobilità quali Zone a traffico limitato, car e bike sharing, numero e tipologie di veicoli, trasporto pubblico locale nonché i provvedimenti amministrativi in materia.

Dal rapporto emerge un andamento positivo, con realtà come il bike sharing, ma si segnalano conferme di problemi strutturali da risolvere, ad esempio il tasso di motorizzazione: diminuito in molte città nel primo periodo a causa della sfavorevole congiuntura economica del 2008, si attesta ancora su numeri troppo alti. Prima in classifica è Catania con 684 veicoli ogni 1000 abitanti, segue Cagliari con 646 e Torino con 639; un andamento positivo si riscontra a Roma e Milano, rispettivamente con -13% e -10% nel decennio.

Al tasso di motorizzazione va correlata una situazione di tagli e misure restrittive per il Tpl: i tagli subiti con la Legge Finanziaria del 2010 hanno prodotto effetti negativi soprattutto nelle realtà più fragili come Napoli, dove gli utenti sono diminuiti del 32%, Catania (-17%), Genova (-12%) e Roma (-6%).

Un impegno positivo si riscontra nelle Ztl, cresciute in modo deciso, istituite in nuove città come Mestre, Bari, Genova, Napoli, Palermo e ampliate a Milano e Firenze. Al tempo stesso, sono aumentate le piste ciclabili, ad esempio a Mestre, Milano, Bologna, Firenze, Torino, con alte percentuali di uso della bicicletta.

"Il settore della mobilità è uno dei maggiori responsabili per le emissioni di gas climalteranti, con contributi percentuali a due cifre sul totale va monitorato molto più di quanto sia stato fatto finora, sfruttando, nella transizione verso modelli di trasporto sempre più sostenibili, le opportunità win-win che ci vengono offerte dall’innovazione, dalla ricerca e dal sostegno da parte dei cittadini per le alternative ai combustibili fossili", osserva Catia Bastioli, presidente di Kyoto Club.

"Occorrono misure strutturali che portino a un trasporto pubblico più 'verde' - sostiene Nicola Pirrone, direttore del Cnr-Iia - una mobilità a basso impatto ambientale con una forte spinta verso i mezzi elettrici o a gas. Per ridurre l’inquinamento nelle città si deve pensare ad un piano nazionale strategico che includa una serie di misure che sono di responsabilità sia di enti locali che su scala nazionale".

"Occorre legare gli sforzi per migliorare la qualità dell’aria con la necessità di ridurre i gas climalteranti in accordo con gli impegni di Parigi - afferma Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club - Da questo punto di vista l’Italia deve recuperare un ritardo storico sulla mobilità elettrica, puntando a superare l’obiettivo di 5 milioni di auto elettriche al 2030 indicato nella Sen. A partire dal prossimo decennio si vedranno poi circolare anche i veicoli a guida autonoma elettrici e in condivisione: un’evoluzione che, se ben indirizzata, consentirà di ridurre il numero delle auto e darà spazio alle biciclette".

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