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Più bambù in Madagascar per salvare i lemuri

21 luglio 2014 | 12.04
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A portarlo avanti sono l'Uiza (Unione italiana giardini zoologici e acquari) e alcune strutture zoologiche appartenenti all'associazione.

Più bambù in Madagascar per salvare i lemuri

Un progetto di riforestazione del bambù in Madagascar per tutelare l'ambiente e salvare le due specie di lemure endemiche. A portarlo avanti sono l'Uiza (Unione italiana giardini zoologici e acquari) e alcune strutture zoologiche appartenenti all'associazione.

Il progetto denominato Volohasy, che in malgascio significa bambù, promosso dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino, interessa la foresta pluviale degli alberi dragone di Maromizaha, nella porzione centro-orientale del Madagascar e prevede la messa a dimora nelle aree degradate della foresta di piante di bambù (in Madagascar ne esistono 33 specie diverse di cui 32 endemiche).

In principio ne sarà piantato 1 ettaro per poi estendere l'esperienza ad altri 10 ettari. Obiettivo, affiancare all'azione di riforestazione un'opera di 'habitat restoration' per l'Apalemure grigio (Prolemur simus) e il Lemure dal naso grande (Hepalemur griseus), specie che vivono nelle aree di foresta limitrofa a Maromizaha e la cui alimentazione per il 95% legata al bambù.

Il Lemure dal naso grande (Prolemur simus), una specie che si pensava estinta, è stata riscoperta proprio in questa zona in numero di circa 250 individui. Per seguire gli animali saranno installate alcune camera-traps che opportunamente collocate tra i cespugli e munite di fotocellule monitoreranno l'area ed entreranno in azione al passaggio degli animali.

Maromizaha fa parte di un corridoio ecologico istituito nel 2005 per tutelare la ricchezza di fauna e flora che conta 433 specie vegetali, 13 specie di lemuri, 77 di uccelli, 60 di anfibi e 20 di rettili. Il 77% di queste specie endemico e non esiste in nessun'altra parte del mondo.

La foresta si riduce a causa della pratica del "tavy" (taglia e brucia) per far spazio a pascoli dall'estemporaneo rendimento cui si aggiunge il taglio illegale per la produzione di carbone e di materiale da costruzione, senza contare poi che, nel 2012, nell'area accanto a Maromizaha sono iniziati i lavori di estrazione mineraria che hanno ulteriormente determinato lo spostamento degli animali.

Il punto di forza del progetto Volohasy-bambù è rappresentato dal coinvolgimento della popolazione locale che conta cinque villaggi per un totale di 4.000 persone; una parte di queste già impegnata in cinque vivai e dedita alla riproduzione di piante a scopo alimentare; contemporaneamente saranno costruite serre per produrre bamb come materiale alternativo per l'edilizia e i manufatti.

Il progetto è condotto dal gruppo di lavoro del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino e sostenuto economicamente sia dall'Uiza sia da alcune delle strutture appartenenti all'associazione (Zoom Torino, Parco Natura Viva, Parco Valcorba, Giardino Zoologico di Pistoia, Parco Zoo Punta Verde, Parco Zoo di Falconara e dal Parco delle Maitine).

Indicativamente oltre i 7.000,00 euro del contributo in atto serviranno circa altri 8.000.00 euro per rendere l'azione sostenibile in tre anni e aumena a bambù.

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