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Mare: Velo, avanti blue growth, attività marittime Italia sono 2,6% Pil/Adnkronos

09 novembre 2014 | 14.06
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Solo le attività marittime generano il 2,6% del Pil, ma serve una cornice unitaria fra crescita e tutela ecosistemi

Silvia Velo,  sottosegretario all'Ambiente
Silvia Velo, sottosegretario all'Ambiente

I mari e gli oceani sono un motore "per l'economia europea", con enormi potenzialità "per la crescita, l'innovazione e l'occupazione", e "per l'Europa questa è una priorità", ecco perchè "anche l'Italia deve passare dalle parole ad azioni concrete di governo" e puntare sulla Blue Growth, tendo ben alta la bandiera "della tutela ambientale dell'ecosistema mare". E' questa la vision del Sottosegretario all'Ambiente Silvia Velo che all'Adnkronos anticipa gli obiettivi del brainstorming che ha voluto promuovere a Livorno dal 14 al 15 novembre prossimi. "Il tema degli incontri - spiega Velo- è 'il mare: la sostenibilità come motore di sviluppo' e con tutti gli attori dei settori marino e marittimo cercheremo quelle convergenze per allargare le sinergie tra le attività ambientali legate al mare e quelle industriali marittime, perchè nel nostro Paese abbiamo ancora poco idea su che cosa sia la Blue Economy".

Le attività marittime italiane, sottolinea, "nel loro complesso producono annualmente beni e servizi per un valore di 39,5 miliardi di Euro, pari al 2,6% del Pil" e "l’importanza dell’economia del mare non si limita al volume d’affari generato, ma -osserva- si riflette anche sul versante occupazionale diretto con l'1% degli occupati totali in Italia". In Italia, prosegue il Sottosegretario Velo, "si teme spesso che la pesca sia in contrasto con l'istituzione di aree marine protette che, invece, tutelano proprio la vita della fauna marina, così come non c'è contrasto fra turismo e produzione di energia dal mare". E trovare sinergie fra i diversi ambiti "sarebbe un driver concreto per lo sviluppo del Paese", rimarca Velo. Basti pensare, ricorda, che "il comparto marittimo svolge nell’economia un ruolo rilevante, più elevato di quello delle molte industrie manifatturiere italiane e di poco inferiore a quello dell’intero settore primario". E non solo.

Tutto il 'sistema mare', prosegue Silvia Velo, "coinvolge i tre settori dell’economia: primario, secondario e terziario" in maniera "trasversale e racchiude attività tradizionalmente legate al mare, come la pesca, la cantieristica ed il trasporto marittimo, unitamente ad altre innovative". Allora avanti con la Blue Economy, esorta, perchè "include tutte le attività ed il relativo indotto che sono legate al mare: dalla pesca, all’acquacoltura, dall’industria di trasformazione alimentare, alla cantieristica, dalle strutture ricettive del turismo costiero, fino alle attività estrattive e di utilizzo di risorse viventi o minerali ed energetiche".

Un altro grande capitolo dell'economia legata al mare che Velo invita a considerare è il blue food perchè l'Italia, dice, "è fra i primi 10 Paesi mondiali per capacità di pesca in base all’entità della flotta, insieme alla Russia (primo posto), Spagna, Francia e Stati Uniti (quinto posto), ma con un ruolo chiave in Mediterraneo". La popolazione mondiale cresce "e il consumo di pro-capite di pesce aumenta alla velocità di oltre il 3,6% l'anno, mentre i pescherecci diventano sempre più potenti", con il risultato però, evidenzia, che "si pesca troppo, e spesso anche in modo non selettivo". Servono azioni per un giusto equilibrio, osserva. Ma l'Italia, nell'economia legata al mare ha un ruolo forte anche riguardo il turismo che, ricorda, "nelle zone costiere è un importante elemento di sviluppo per gli Stati membri dell’Unione Europea". Dunque, lo scenario della Blue Economy "è molto ampio" ed ora, conclude, c'è davvero bisogno di una cornice unitaria fra i vari stakeholders e le risorse del mare".

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