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Sostenibilità: in Italia bioeconomia vale 241 mld, 3° in Ue

11 marzo 2015 | 12.01
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Il nostro Paese è terzo in Ue dopo Germania (330 miliardi) e Francia (295 miliardi). In Europa il settore dà lavoro a 18 milioni di persone, i dati del Centro Studi di Intesa Sanpaolo diffusi da Materia Rinnovabile

(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

La bioeconomia avanza nel nostro Paese che si classifica terzo in Europa nel settore con un valore pari a 241 miliardi di euro e circa 1,6 milioni di occupati. Nei cinque maggiori paesi dell’Ue, la bioeconomia, l'economia ecologicamente e socialmente sostenibile, ha un valore che supera 1.200 miliardi di euro con quasi 7,5 milioni gli occupati complessivi. A renderlo noto è Materia Rinnovabile, il primo magazine interamente dedicato all’economia dei flussi di materia di Edizioni Ambiente, attraverso uno studio del Centro Studi di Intesa Sanpaolo.

Nella ricerca, la prima su questo settore realizzata da un privato, viene analizzato il settore della bioeconomia di Italia, Spagna, Francia, Regno Unito e Germania (i paesi della cosiddetta Ue5), e stilata una speciale classifica della bioeconomia europea, dove l’Italia si piazza terza, preceduta da Germania, con un valore della produzione di 330 miliardi di euro, e Francia con un valore di 295 miliardi, e seguita da Spagna, 186 miliardi, e Regno Unito (155 miliardi). Per un totale di 1.200 miliardi di euro e 7,5 milioni di occupati (18 milioni gli occupati totali nei 27 paesi dell’Unione).

A livello globale le esportazioni mondiali di prodotti della bioeconomia, così come classificati dal Centro Studi di Intesa Sanpaolo, ammontavano nel 2012 , "ultimo anno con statistiche di commercio mondiale sufficientemente popolate" come sottolineano i ricercatori, a 2.100 miliardi di dollari, ovvero l’11,4% del commercio mondiale, una quota in netta espansione rispetto all’8,9% del 2007. I prodotti alimentari, con quasi 1.850 miliardi, pesano per il 45% circa sul totale delle esportazioni.

La filiera agroalimentare, nel suo complesso, prosegue lo studio, raggiunge i due terzi del totale, seguita da i biochemicals, che pesano per il 16% delle esportazioni. Un dato che, osservano i ricercatori, "conferma l’importanza che l'impiego delle fonti rinnovabili da parte dell’industria può avere sempre più in prospettiva".

Tra i principali esportatori figurano gli Stati Uniti, la Germania, l’Olanda, la Francia a cui si aggiungono Cina e Brasile, con quote superiori al 4% del totale delle esportazioni mondiali.

Il quadro appare differente dal lato delle importazioni: nel 2012 il principale importatore mondiale è stata la Cina, con una quota vicina al 10% delle importazioni complessive, in netta crescita rispetto al dato del 2008, seguono i paesi del G7 e Olanda e Belgio.

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