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A Bologna la Silk Urban Farm

12 aprile 2018 | 13.16
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A Bologna la Silk Urban Farm

Non solo tessuti pregiati. Il baco da seta vanta un contenuto proteico di rilievo (superiore al 50%) con un importante apporto di amminoacidi essenziali. Con la sua crisalide, in passato usata come fertilizzante o considerata scarto, si possono produrre farine alimentari proteiche tanto che, già in occasione di Expo 2015, la start up Italbugs aveva realizzato PanSeta, il primo panettone al mondo fatto proprio con la farina di baco da seta.

E' quella stessa start up del Parco Tecnologico di Lodi che ora, insieme al Future Food Institute (istituto italiano che si occupa di ricerca e innovazione in campo alimentare), riporta a Bologna, dove una volta era fiorente, l’antica tradizione della bachicoltura innovandola e aprendola alla 'food innovation', al biomedicale, alla cosmesi.

E lo fa con la prima Silk Urban Farm italiana, laboratorio che si occuperà di allevamento di bachi e di studio di applicazioni innovative e produzione di prodotti della bachicoltura, con sede presso Scuderia-Future Food Institute Coolab.

La Silk Urban Farm comprende anche il museo del baco da seta che racconta la storia italiana della bachicoltura attraverso oggetti d’epoca: c'è un’incubatrice di fine ‘800 proveniente da Pesaro, riscaldata con lampada a petrolio e con sette ripiani che potevano contenere 3 milioni di uova; c'è una spelaiatrice del 1930 proveniente da Brà che veniva utilizzata per la pulitura dei bozzoli dalla spelaia, prima fibra prodotta dal baco per ancorare il bozzolo, prima di produrre la seta.

E poi, il tagliafoglie del 1940 per tagliare le foglie di gelso in striscioline adatte per i piccoli bachi; l’aspo, attrezzo di legno girevole sul quale si svolgeva il filo di seta dipanato dai bozzoli; il paiolo per la pulitura dei bachi in acqua calda.

Tra i primi progetti in cantiere della Silk Urban Farm, il kit didattico per scuole e bambini per allevare e conoscere da vicino il mondo dei bachi da seta, 'macchine' perfette dal rapido ciclo di crescita che in un mese porta le uova a diventare bachi e poi farfalle. In circa due settimane viene completato bozzolo di seta che è costituito da un unico filo della lunghezza di ben 1200-1500 metri.

In Italia, già alla fine del ‘400, nelle campagne del Mezzogiorno si produceva quasi tutta la seta greggia nazionale. Nel ‘500 il Paese possedeva oltre il 50% dei telai attivi in Europa per la produzione di filati serici. Dopo il declino del ‘600, dovuto alla concorrenza francese, nel ‘700 l’Italia ritornò al suo ruolo di guida europea grazie alle produzioni di seta di alcune città: Genova per i velluti, Bologna per i veli neri di grande leggerezza e qualità, Milano per le calze, Torino per il pregio di damaschi e broccati.

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