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Calcio: Messina, tecnologia necessaria ma a Genova 1° errore certificato

26 gennaio 2015 | 12.00
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Il designatore arbitrale torna su rete non data a Morganella in Sampdoria-Palermo: "E' il momento di introdurre la tecnologia ma ieri è stato il primo errore certificato, sugli altri episodi si discute ancora. E' chiaro che, aggiungendo la tecnologia all'occhio umano, è un vantaggio per noi ma soprattutto per il calcio"

(Infophoto)
(Infophoto)

"E' il momento di introdurre la tecnologia ma ieri è stato il primo errore certificato, sugli altri episodi si discute ancora. E' chiaro che, aggiungendo la tecnologia all'occhio umano, è un vantaggio per noi ma soprattutto per il calcio". Lo ha detto il designatore degli arbitri di Serie A, Domenico Messina, ai microfoni di Radio Anch'io lo sport su Radio Rai, in merito all'errore arbitrale in occasione di Sampdoria-Palermo, dove non è stato concesso un gol regolare ai siciliani.

"Il più dispiaciuto è Daniele Chiffi (l'arbitro di porta Samp-Palermo, ndr) perché non fa mai piacere vedere un proprio errore sbattuto in prima pagina e sicuramente alla classe arbitrale dispiace l'errore di ieri. Le critiche non mi fanno arrabbiare, è un diritto di tutti esprimere il proprio giudizio mentre mi fa molto arrabbiare quando le critiche sfondano il muro personale andando a intaccare la persona. Noi consigliamo agli addizionali di fare movimenti per non avere il palo davanti, ma non è facile fare un movimento idoneo in una frazione di secondo quando parte un tiro da venti metri a 90-100 km/h".

Messina sottolinea che l'introduzione della tecnologia non va a sostituire gli arbitri addizionali: "Sono due cose completamente diverse, la prima nasce per risolvere problematiche come quella di Marassi, i secondi per fare quello ma anche altro, per avere un maggiore controllo dell'area". Il designatore di Serie A applaude poi la sportività dell'allenatore del Palermo, Giuseppe Iachini per come ha accettato l'errore arbitrale: "Vorrei fare un plauso a Iachini perché perdere potenzialmente due punti e accettarlo con fair play non è tipicamente italiano".

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