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Calcio: Mancini boccia gli oriundi, Nazionale sia italiana/Il punto

23 marzo 2015 | 17.23
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Il tecnico dell'Inter, 'Chi non è nato qui non merita azzurro'

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"La Nazionale italiana deve essere italiana". Roberto Mancini arriva a Fiumicino e fischia l'inizio del dibattito che anima la giornata all'Hilton Airport. La posizione dell'allenatore dell'Internazionale diventa il fulcro delle discussioni e, di fatto, fa passare in secondo piano i residui delle polemiche arbitrali legate ai match dell'ultimo turno di Serie A.

Sotto i riflettori, le convocazioni di Franco Vazquez e di Eder in Nazionale per il match in Bulgaria, valido per le qualificazioni a Euro 2016, e per la successiva amichevole contro l'Inghilterra. "Io so che la nazionale italiana deve essere italiana. Magari ci troviamo in nazionale un giocatore che non è italiano ma che ha solo dei parenti qui. Ma questa è solo la mia opinione", dice il tecnico nerazzurro.

A chi fa notare che la Germania ha vinto l'ultimo Mondiale anche grazie agli oriundi, Mancini risponde: "Ma i loro giocatori sono nati in Germania... Io penso che un giocatore italiano meriti di giocare in Nazionale, mentre chi non è nato in Italia, anche se ha dei parenti, credo non lo meriti. Questa è la mia opinione".

Iachini, 'Vazquez ha mamma italiana...'

Da Coverciano arriva la risposta di Antonio Conte: "Non sarò il primo o l'ultimo ct a chiamare gli oriundi, seguo le regole". "Si è creato un caso? Il caso lo avete creato voi...", è la controreplica di Mancini, sollecitato dai cronisti nei corridoi dell'Hilton. "Ci sono le regole, quindi" Conte "fa bene. Io ho solo espresso la mia opinione. Si potrà avere un parere, no?", dice prima di allontanarsi. Più nette le parole di Andrea Mandorlini, tecnico del Verona.

"Io sono più per gli italiani veri. Gli oriundi li vedo ancora come una situazione un po' da sperimentare, anche se in realtà lo abbiamo già sperimentato tanto tempo fa", afferma a chiare lettere. "Facciamo tanto per fare uscire i giovani e poi pensiamo agli oriundi. Sarebbe meglio pensare un po' di più ai giovani", sottolinea.

Giuseppe Iachini è quasi parte in causa: Vazquez brilla nel centrocampo del suo Palermo. "Franco ha la mamma italiana, più di quello... Più italiano di lui...", dice l'allenatore rosanero.

Zeman, 'Giovani italiani devono dare di più'

"Sarebbe giusto avere giocatori italiani in azzurro? Se uno sente un'appartenenza, sulla base di un legame affettivo o di una parentela, tanti discorsi in più servono a poco. Nel caso specifico, Vazquez ha la mamma italiana, padovana...", aggiunge. Frasi sibilline e sorrisi abbozzati, invece, convivono nelle risposte ermetiche di Zdenek Zeman.

"Se è possibile chiamare gli oriundi, vuol dire che è possibile... I giovani di qui devono fare meglio di chi viene da fuori", dice l'allenatore del Cagliari. "Se si convocano giocatori che non sono nati in un paese, lo si fa per migliorare. E' un'opzione che è già stata valutata e si fa. Se uno gioca in una Nazionale, c'è nato, cresciuto, ha la mentalità del paese... E' anche vero che c'è la globalizzazione e non si capisce più chi viene da dove....", aggiunge il boemo.

L'apertura della Nazionale a giocatori nati all'estero, dice, può e deve diventare uno stimolo per i giovani italiani: "Chi cresce in un paese deve mettersi in mostra. Bisogna fare meglio di quelli che vengono da fuori".

Tavecchio, 'Chi ha la cittadinanza può giocare'

Se il problema esiste, non è condizionante in toto. Così afferma Renzo Ulivieri, presidente dell'Assoallenatori. "Al di là del quadro normativo, in un momento di crisi del sistema calcio ci vorrebbe un patto di solidarietà tra le leghe. Un tempo, la A acquistava giocatori dalla B e trasferiva risorse ai club cadetti. E la B comprava dalla Serie C creando un effetto analogo. Ci sono momenti in cui un sistema è in difficoltà, il discorso sugli stranieri è marginale".

A far calare il sipario sul dibattito è il presidente federale Carlo Tavecchio. "Se un giocatore ha la cittadinanza italiana può giocare. Punto. Abbiamo vinto anche un Mondiale con gli oriundi. Conte ha libertà assoluta di individuare le persone che hanno titolo per giocare", taglia corto.

"Nel 2006 abbiamo vinto il Mondiale con un oriundo. E' negativo per i giovani italiani? Allora perché diamo loro la possibilità di acquisire la cittadinanza? Se uno ha la cittadinanza può giocare -sottolinea Tavecchio-. E' italiano o non è italiano? Siamo qui tutti i giorni a discutere se uno è residente o no. E' cittadino italiano, quindi il discorso è chiuso".

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