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Zenga archivia l'esperienza alla Samp: "Nessun feeling fin dall'inizio"

01 dicembre 2015 | 16.02
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Walter Zenga (Infophoto) - INFOPHOTO
Walter Zenga (Infophoto) - INFOPHOTO

"Quando si inizia un cammino e si ha solo un anno di contratto si sa che le cose possono non andare bene. Fin dal primo giorno, e sottolineo fin dal primo giorno, non c'era feeling al cento per cento alla Sampdoria". E' il commento sulla rottura col club doriano dell'ex allenatore blucerchiato Walter Zenga ora alla guida dell'Al Shaab a Dubai. "Se rifarei la scelta? Assolutamente sì. Ho giocato due anni nella Samp, è un posto bello, di tifosi veri che amano la squadra ma evidentemente sono restato a dieci anni fa -prosegue l'ex portiere ai microfoni di 'Radio Sportiva'-. Non è vero che Ferrero non capisce nulla. Io dico le mie ragioni, lui ha preso una decisione ma mi dà fastidio che anche oggi si parli della preparazione, non si può tirare in ballo la professionalità delle persone, andando alla cieca. La sconfitta col Vojvodina? Il presidente mi faceva vedere i messaggi dei tifosi che gli dicevano che non mi volevano.. E' stata una partenza in salita".

"Se vogliamo parlare di Zenga che non piaceva alla gente, benissimo ma andare dentro, nei dettagli, di una professionalità, non ha senso né logica -prosegue il tecnico che chiude-. I rapporti finiscono, la vita va avanti. Sono sempre stato abituato a rialzarmi, con sorriso e serenità, nonostante il passato non sia stato bellissimo. Sarei felicissimo se la Samp riuscisse ad ottenere grandi risultati, se lo merita". Sulle accuse sul gioco della squadra Zenga replica: "I tifosi si divertivano poco? Cosa vuol dire divertirsi? Magari possiamo lamentarci di qualche prestazione fuori casa, dove non eravamo brillantissimi, ma anche l'anno prima era la stessa cosa. Nelle ultime di campionato, la Samp non aveva vinto tante gare. A volte si vince giocando malissimo, a volte dominando come contro l'Inter non ci si riesce. Alcuni adattano la rosa alle esigenze della squadra, altri impongono il loro credo a discapito della rosa che hanno".

L'Uomo Ragno parla poi delle sue esperienze in Italia. "Ho avuto tre opportunità in Italia: una a Catania, andata benissimo. Un anno e mezzo dove è andata bene, la cavolata l'ho fatta io ad andare via. Andai io, dopo la vittoria con la Sampdoria, 'non me la sento più, facciamo giocare i giovani'. A Palermo, con la media punti dell'anno prima, abbiamo finito con Zamparini ed ora è successo lo stesso con la Sampdoria. Però ho fatto quel che mi è stato chiesto: parte sinistra, capocannoniere, giovani lanciati come Pedro Pereira, Ivan, Correa. Avrei anche lanciato Bonazzoli, ma mi sono ritrovato una squadra arrivata ottava e mi è stato chiesto di fare un punto in più. Magari non ci arrivavo". Infine sul rapporto con Cassano: "Perché tutti ne parlano come se fosse un demone? Si è allenato bene, sempre. Io lo vedevo in allenamento e magari non lo ritenevo pronto per giocare delle gare di fila. Il fatto stesso che mi abbia espresso il suo disappunto su come stava, forse dice che avevo ragione. E' uno che può fare la differenza, con Montella la farà".

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