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Budget da 5 miliardi, Roma sogna i Giochi

17 febbraio 2016 | 10.29
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"La più grande festa di sempre dello sport" con il "budget più basso della storia". Luca di Montezemolo e Giovanni Malagò non hanno usato mezzi termini per descrivere la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024.

Per il presidente del Comitato promotore e il numero uno del Coni la giornata odierna ha segnato un altro passaggio importante nella lunga corsa verso l'assegnazione dell'evento a cinque cerchi (il 13 settembre del 2017 a Lima). Proprio oggi, infatti, le chiavette con il dossier olimpico di Roma sono giunte a Losanna sulla scrivania del presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio), Thomas Bach, assieme a quelle delle altre candidate in corsa: Los Angeles, Parigi e Budapest. Progetti che il massimo dirigente tedesco del Cio, con una dichiarazione improntata al 'politically correct', ha già definito "pienamente in linea con l'Agenda olimpica 2020" da lui fortemente voluta e particolarmente attenta alla 'legacy' dei Giochi.

A Roma, intanto, il primo dossier 'made in Italy' da consegnare al Cio è stato svelato nel corso di un evento in pompa magna al Palazzo dei Congressi dell'Eur, con l'attore Sergio Castellitto nei panni di 'anchorman' e un migliaio di invitati tra dirigenti, atleti, politici e addetti ai lavori. E se il ministro Angelino Alfano, in rappresentanza del governo Renzi, è rimasto in silenzio dribblando i cronisti anche alla fine, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha fatto mancare il proprio sostegno in un messaggio letto da Malagò: "Il mio auspicio è che l’Olimpiade del 2024 possa diventare il crocevia di una nuova crescita come a Roma nel 1960", ha detto nella missiva il Capo di Stato.

Per quanto riguarda il dossier, se molto era già stato detto sulle sedi di gara (Foro Italico, Tor Vergata e Fiera di Roma i principali poli; equitazione a Piazza di Siena, mountain bike a Villa Ada, arco ai Fori Imperiali, arrivo della maratona all'Arco di Costantino, Olimpico per la finale dei tornei di calcio se non dovesse essere pronto lo stadio della Roma) meno chiari erano i numeri relativi al budget e alle ricadute sull'occupazione.

La candidatura, stando alle previsioni, dovrebbe avere un costo totale di 5,3 miliardi di euro di cui una parte (2,1 miliardi) da destinare alla costruzione o ristrutturazione degli impianti permanenti (tra cui Villaggio olimpico a Tor Vergata, Ibc e Main press center a Saxa Rubra e stadio Flaminio, oggi abbandonato). L'altra parte della somma (3,2 mld), per gli impianti temporanei, secondo il Comitato promotore può essere coperta grazie al contributo Cio (di oltre 1 miliardo) e all'apporto degli sponsor.

"E' il budget più basso della storia", ha rimarcato Malagò, spiegando che "per quanto riguarda la sicurezza la cifra stanziata è di circa 800 milioni di euro, compresi nelle spese di gestione e organizzazione".

Notizie positive, almeno sulla carta, arrivano dalla valutazione economica dei Giochi affidata agli economisti del Ceis di Tor Vergata. Le Olimpiadi porterebbero infatti a un aumento del Pil della Regione Lazio di oltre il 2,4% nel periodo di cantiere (2017-2023), con una media annua intorno allo 0,4%, e alla creazione di circa 177mila posti di lavoro (nel decennio successivo si parla di un incremento dell’occupazione pari a circa 90.000 unità). Inoltre, il reddito delle famiglie arriverebbe a 10,7 miliardi (2,9 mld in più rispetto ad una Roma senza Giochi).

Basta questo per mettere tutti d'accordo? No, perché secondo i più scettici molti nodi non sono stati ancora risolti o, per dirla con il radicale Riccardo Magi promotore del referendum, sono state fatte "scelte sbagliate" in particolare sul "Villaggio olimpico a Tor Vergata" per le distanze dal Foro Italico e sul "bacino artificiale da realizzare nei pressi della nuova Fiera di Roma".

"Finora quello che vediamo è molto poco e anche molto deludente, senza nessuna visione del futuro della città", ha detto al suo arrivo Magi, spalleggiato sul referendum da Stefano Fassina, candidato nella Capitale con Sinistra Italiana. Il referendum non sembra invece agitare le notti di Malagò, che ha definito l'iniziativa "una cosa politica e strumentale" di cui non si parlerebbe "se non ci fosse la scadenza elettorale".

Il numero uno del Coni ha tagliato corto anche sulla "scelta obbligata" di Tor Vergata per il villaggio olimpico: "Farlo al Foro Italico o alla nuova Fiera di Roma era improponibile, dire una cosa diversa avrebbe reso automaticamente non competitiva la candidatura di Roma". Ancora più lontano dalle polemiche si è tenuto Montezemolo, per il quale Roma 2024 deve essere "la più grande festa dello sport mai realizzata per qualità degli impianti, attenzione agli atleti, capacità organizzativa e raggiungimento dei risultati rispetto al budget". Con buona pace per il Movimento 5 Stelle, secondo cui i numeri sulla candidatura di Roma rispondono invece "al solito schema della macchina della propaganda che fa promesse per il futuro e distoglie l'attenzione dal presente".

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