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Doping: Donati, Sharapova? Stop lungo se non dichiarò farmaco

08 marzo 2016 | 11.04
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La tennista russa Maria Sharapova
La tennista russa Maria Sharapova

"La Sharapova può cavarsela con una squalifica di un anno, se riuscirà a dimostrare che la sua spiegazione è veritiera, altrimenti la sua situazione si complica e rischia un lungo stop". Sandro Donati si esprime così sul caso della tennista russa, risultata positiva a un controllo antidoping durante l'Australian Open.

La siberiana ha ammesso di avere assunto il meldonium, un farmaco inserito a gennaio 2016 nella lista delle sostanze vietate della Wada, l'agenzia mondiale antidoping. La Sharapova si è giustificata sostenendo di assumere quella sostanza da circa dieci anni per una serie di problemi di salute. "Può essere che sia così, ma in questo caso risulta e sicuramente se ne ha prova nei verbali dei precedenti controlli antidoping in cui lo avrà dichiarato", spiega Donati, allenatore di Alex Schwazer e consulente Wada, all'Adnkronos.

"Se lei lo ha dichiarato, è un punto a favore e secondo me con un anno se la cava. Se così non fosse, avendo detto che lo usa da anni, allora la sua situazione diventa complicata, perché quando si fa un esame antidoping c'è l'obbligo di dichiarare tutti i farmaci, anche quelli non vietati. Valuteranno gli organi di giustizia anche sulla base delle sue dichiarazioni: potrebbero esserle riconosciute delle attenuanti, ma secondo me come minimo rischia un anno di squalifica". (segue)

Il meldonium ha già messo nei guai diversi atleti, per la maggior parte russi. "Questo è un farmaco proprio del mercato russo, non è mai stato approvato né dalla Food and Drug Administration americana né dall'Agenzia europea", spiega ancora Donati, prima di allargare il discorso agli ultimi casi di doping legati all'uso del meldonium che hanno visto coinvolti alcuni atleti etiopi di elite, come la 25enne Abeba Aregawi iridata dei 1500 metri a Mosca nel 2013.

"Questo fa pensare anche alla collaborazione che c'è fra Etiopia e Russia: mi sembra chiaro che i casi etiopi abbiano un collegamento diretto", evidenzia il consulente italiano della Wada. "Di certo -conclude riferendosi alle conseguenze dell'inserimento del meldonium nell'elenco dei farmaci vietati - è stato fatto un ulteriore passo avanti e di questo va dato merito alla Wada".

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