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Bayern 'accoglie' Juve: "Qui è la fine". Bufera per tweet e club tedesco si scusa

16 marzo 2016 | 13.12
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Bayern 'accoglie' Juve:

Un binario morto e la scritta 'Qui è la fine'. Il tweet con cui il Bayern Monaco 'accoglie' la Juventus, a poche ore dal ritorno degli ottavi di finale di Champions League, scatena un putiferio. L'immagine, con il portiere Manuel Neuer che sovrasta l'Allianz Arena e il motto bianconero 'Fino alla fine' cancellato, ha suscitato la reazione di centinaia di utenti, juventini e non. Il fotomontaggio, secondo loro, è una macabra allusione ad un campo di concentramento.

A chiudere il caso provvede il club campione di Germania con un altro tweet, pubblicato anche in italiano. "Malauguratamente, la nostra grafica relativa all'ottavo di finale di Champions League tra Bayern e Juventus, che è sembrata a taluni utenti alludere a eventi storici ai quali non era assolutamente nostra intenzione fare riferimento, è stata male interpretata", si legge. "Ci scusiamo sinceramente nel caso in cui avessimo ferito i sentimenti dei tifosi della Juventus in particolare oppure di qualsiasi altro utente dei nostri canali social media. L'unico nostro intento era ricordare il carattere da dentro o fuori della partita di oggi, al termine della quale una delle due squadre verrà inevitabilmente eliminata dalla competizione", prosegue il messaggio.

Inopportuno, per non dire folle, accostare però il Bayern Monaco al nazismo. La storia del club, del resto, parla da sola. Il Bayern è nato nel quartiere di Schwabing nel 1900: due dei 17 soci fondatori erano di religione ebraica. Proprio come Kurt Landauer, presidente della società prima della Seconda guerra mondiale e figura dichiaratamente sgradita al regime nazista.

Landauer, come alcuni dirigenti, fu costretto a rassegnare le dimissioni dopo la salita di Adolf Hitler al potere. Dopo 33 giorni di prigionia nel campo di concentramento di Dachau, emigrò in Svizzera. Le cronache dell'epoca, inoltre, riferiscono di una maxi-rissa tra i giocatori del Bayern e gruppi di nazisti nel 1934. Due anni più tardi, nel 1936, fu l'ala Willy Simetsreiter a sfidare il regime facendosi fotografare con Jesse Owens, dominatore delle Olimpiadi di Berlino. L'atto più eloquente, però, fu compiuto dalla squadra nel 1943: a Zurigo, dopo un'amichevole contro la Svizzera, tutti i giocatori resero omaggio a Landauer, presente in tribuna.

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