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La lettera d'amore di Totti: "Roma e la Roma sono la mia vita"

31 agosto 2016 | 17.48
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Francesco Totti - Afp
Francesco Totti - Afp

"La gente mi chiede, perché spendere la tua intera vita alla Roma? Roma è la mia famiglia, i miei amici, le persone che amo. Roma è il mare, le montagne, i monumenti. Roma, ovviamente, sono i romani. Roma è il giallo e il rosso. Roma, per me, è il mondo. Questo club, questa città, sono stati la mia vita. Sempre". Francesco Totti, in una lettera pubblicata sul sito 'theplayerstribune.com', spiega il suo amore eterno per Roma e per i colori giallorossi.

"Per 39 anni, Roma è stata casa mia. Per 25 anni come calciatore, Roma è stata casa mia -sottolinea il numero 10 giallorosso-. O vincendo lo scudetto o giocando in Champions League, spero di aver rappresentato e portato i colori di Roma più in alto che potessi. Spero di avervi reso orgogliosi. Quando guardo indietro nel tempo e quello che perderò, so che quella sarà la routine, la vita di tutti i giorni. Le ore spese ad allenarsi, le chiacchierate nello spogliatoio. Penso che quello che mi mancherà di più è condividere un caffè con i miei compagni ogni giorno. Forse, se tornerò come dirigente un giorno, quei momenti ci saranno ancora".

Il capitano della Roma torna anche sul rifiuto della madre di mandarlo al Milan quando aveva 13 anni. "Gli uomini del Milan mi chiesero di unirmi a loro. Un’opportunità di far parte di un grande club italiano. Cosa avrei scelto? Beh, non fu una mia decisione, ovviamente. Mia madre era il capo. Lo è ancora. Ed è piuttosto attaccata ai suoi figli, diciamo. Come tutte le mamme italiane, era un po’ iperprotettiva. Non voleva che lasciassi casa per timore che qualcosa potesse accadermi. “No, no”, disse ai dirigenti. Era tutto quello che aveva da dire. “Mi dispiace, no, no”. Quella fu la fine. Il mio primo trasferimento fu negato dal capo".

L'altra possibilità di lasciare Roma capitò qualche anno più tardi, quando lo voleva il Real Madrid: "C’è stato un momento, 12 anni fa, in cui pensai di andare al Real Madrid -ricorda Totti-. Quando una squadra di successo, forse la più forte al mondo, ti chiede di andare, inizi a pensare a come la tua vita potrebbe essere altrimenti. Parlai col presidente (Franco Sensi ndr) e quello fece la differenza. Ma alla fine, parlai con la mia famiglia che mi ricordò cos’è la vita. Casa è tutto".Il capitano della Roma ricorda che l'amore per i colori giallorossi è legata al nonno Gianluca: "Quando sei un bambino a Roma, ci sono solo due possibili scelte: o sei rosso, o sei blu. Roma o Lazio. Ma nella nostra famiglia, di scelta ce n’era una sola. Sfortunatamente non ho conosciuto mio nonno perché morì quando ero piccolo. Ma mi lasciò un grande regalo. Per mia fortuna, mio nonno Gianluca era un tifosissimo della Roma, e ha trasmesso quell’amore a mio padre, che lo ha trasmesso a mio fratello e a me. Il nostro amore per la Roma era qualcosa che ci portavamo. La Roma era più di una squadra. Era parte della nostra famiglia, il nostro sangue, le nostre anime"."Non abbiamo visto molte partite in tv perché anche a Roma non erano sempre mostrate negli anni '80 -prosegue il 39enne attaccante-. Ma quando avevo sette anni, mio padre prese i biglietti e finalmente andai a vedere i lupi allo Stadio Olimpico. Posso chiudere gli occhi e ricordare la sensazione. I colori, i cori, i fumogeni. Ero un bambino così vivace che già solo stare allo stadio insieme agli altri tifosi della Roma mi accese qualcosa. Non so come descrivere l’esperienza…Bellissimo. È la sola parola. Dalle nostre parti, a San Giovanni, non penso che qualcuno mi abbia mai visto senza un pallone in mano o al piede. Sulle strade, tra le chiese, nei vicoli, ovunque giocavamo a calcio. Anche quando ero giovane, era più di un amore quello per il calcio".

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