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Marino: "I romani? Andranno allo stadio con il canotto"

28 febbraio 2017 | 15.44
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(Fotogramma)
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"Di Maio dice che le opere pubbliche legate allo stadio si faranno con soldi pubblici? È brillante in questa sua espressione. La Roma si occupa dei suoi interessi privati, ed è esattamente quello che chiese a me e alla mia giunta nel 2014; noi gli rispondemmo che non andava bene, che avrebbero potuto costruire uno stadio privato in presenza di un interesse pubblico - interesse che si realizza con i soldi dei privati, non pubblici. Non c'è bisogno di realizzare uno stadio con un investitore privato se poi le opere pubbliche le fa il pubblico". Così al Tg Zero di Radio Capital l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino.

"Pallotta è orgogliosamente felice di essere ritornati al progetto che conveniva di più a loro e che la mia giunta aveva bocciato - prosegue - Vorrei sapere come ci andrà la gente allo stadio. Essendo vicino al Tevere, magari l'onorevole Di Maio proporrà il canotto".

"La visione dell'onorevole Di Maio non mi sembra molto lungimirante: forse si è confuso - continua Marino - La proposta approvata è esattamente quella che noi bocciammo: volevamo 250 milioni di opere pubbliche, un prolungamento della metro B, un ponte carrabile sul Tevere, un ponte pedonale, un rifacimento della Via del Mare e altro. Tutto questo viene cancellato, e Di Maio dice che quelle opere si faranno con soldi pubblici. Ma stiamo scherzando? Mi sembra sbalorditivo".

"Sospetto che non abbiano neanche delle carte scritte - prosegue l'ex sindaco di Roma -. Noi avevamo migliaia di pagine di un progetto cantierabile che avevamo preteso dalla Roma e da Pallotta: ora siamo passati dai documenti degli ingegneri ai whatsapp, nella migliore tradizione dei Cinque Stelle. Whatsapp e Twitter sono ottimi strumenti di comunicazione, ma probabilmente meno solidi dal punto di vista ingegneristico per aprire un cantiere".

"Io dovrei chiedere scusa alla Raggi per le critiche allo stadio? Se nel progetto ci saranno le opere pubbliche che serviranno a cittadini sarò felicissimo di chiedere scusa - conclude Marino - Temo che non ce ne sarà bisogno perché, guardando le facce logicamente sorridenti degli imprenditori privati, le opere pubbliche non ci saranno".

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