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Il racconto

"E' violento e pericoloso", il racconto di Miriam scuote il calcio francese

26 marzo 2018 | 12.52
LETTURA: 4 minuti

La prima pagina del quotidiano 'L'Equipe' dedicato alla storia di Miriam
La prima pagina del quotidiano 'L'Equipe' dedicato alla storia di Miriam

"Non erano degli schiaffetti, ma pugni alla pancia, sul viso, ovunque". E ancora: "Ho rischiato di morire". E' un racconto agghiacciante quello che l'ex compagna di un calciatore di primo piano della Ligue 1, la serie A francese, affida alle pagine del quotidiano sportivo 'L'Équipe'. Miriam (nome di fantasia) parla delle violenze subite da parte del calciatore, un professionista ancora in attività, il cui nome non viene mai rivelato. "Per due anni Miriam è stata regolarmente e violentemente picchiata dal suo compagno - si legge sulla prima pagina del quotidiano, dove appare il profilo di una giovane donna africana -. Avrebbe potuto morire".

Nell'intervista, firmata da Christine Thomas e Mathieu Gregoire, la donna ripercorre gli anni d'inferno passati accanto a 'Monsieur', come è stato rinominato il calciatore. Miriam spiega di aver deciso di vuotare il sacco dopo aver saputo che il suo ex ha pestato anche la sua nuova compagna, che è incinta, e che ogni volta che viene picchiata si rifugia dal suocero, con il quale Miriam è rimasta in contatto. "Vi ho contattati - dice ai giornalisti - perché ho paura che possa uccidere qualcuno".

Nella lunga intervista, la donna ripercorre la sua storia con il calciatore. Dice di averlo conosciuto quattro anni fa nella sua città natale, in Africa, quando era arrivato per giocare una partita con la sua Nazionale. I due si innamorano. "Mi chiese di andare a vivere in Francia con lui, si occupò dei documenti e andammo a vivere insieme" afferma Miriam.

All'inizio della relazione 'Monsieur' è "adorabile", ma presto si trasforma, diventa geloso, "paranoico". "Iniziò a picchiarmi - confessa la donna - Era molto geloso e cambiava umore da un momento all'altro. Ogni scusa era buona per picchiarmi. Non si trattava di schiaffetti ma di pugni alla pancia, sul viso, ovunque".

Inoltre, racconta ancora Miriam, "dipendevo da lui economicamente, non voleva che lavorassi. Ogni volta che le mie amiche mi chiamavano per uscire pensava che volessero presentarmi dei ragazzi. Era paranoico, ero rimasta senza amiche". La donna cita poi degli episodi di violenza come quella volta in cui, dopo una scenata di gelosia in auto "mi slacciò la cintura di sicurezza in una strada piena di curve e iniziò ad accelerare a 200 all'ora" .

"Ho subito così tante cose che mi rendo conto solo ora che ho rischiato di morire" ammette. "Quando mi vedeva piangere dopo che mi aveva picchiata - spiega la ragazza - si avvicinava, mi chiedeva scusa e poi mi costringeva a fare l'amore. Cercavo di oppormi, ma credo che questo lo eccitasse. Quando finiva, io restavo a piangere in un angolo".

Se tra le mura domestiche il calciatore non tiene a freno la violenza, lo stesso non può dirsi sul campo. "Nessuno, né i suoi allenatori né i suoi compagni di squadra ha mai visto il suo comportamento violento perché all'esterno 'Monsieur' appariva riservato e timido" chiosa la donna. Miriam non ha mai denunciato l'uomo perché "ero molto innamorata - dice - volevo proteggerlo, lui e il suo calcio".

Nel 2016 Miriam resta incinta ma il calciatore non cambia. A un mese dal parto la picchia nuovamente, dicendole che il bambino che porta in grembo non è il suo. Dopo essere uscita da questo calvario, Miriam ha detto che forse un giorno racconterà questa storia davanti a un giudice. "Ora - conclude - ho paura per me e il mio bambino perché lui è davvero pericoloso".

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