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Olimpiadi, pressing su Appendino. Lei: "Manca chiarezza"

19 settembre 2018 | 08.30
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Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Ore decisive per la candidatura dell'Italia alle Olimpiadi invernali. Mentre salta il tridente Cortina-Milano-Torino, per i Giochi non è ancora detta l'ultima parola. Oggi a Losanna verrà presentato il dossier. Ma Torino potrebbe ripensarci e decidere di rientrare nel tridente. "Siamo ancora in tempo - ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ai microfoni di 'Radio Anch'Io' -, Non credo che Losanna non ci prenda in considerazione, oggettivamente è assolutamente aperta. Con una candidatura a due è sicuro che l'Italia ha meno possibilità di vincere, non avendo le garanzie del governo".

Il numero uno del Coni non ha voluto poi fare polemica con il vicepremier Di Maio, il quale, ieri aveva scaricato sul Coni le responsabilità del naufragio della candidatura a tre. "Non voglio fare polemica, credo che non serva a nulla. Riguardo al Coni le cose non stanno così, è fin troppo evidente. Da quando si è cominciato a parlare della candidatura abbiamo cominciato a parlare di ticket Milano-Torino, poi si è aggiunta Cortina e poi avendo tre candidature ci siamo rivolti al governo - ha spiegato Malagò -. E il governo ha detto che dovevamo procedere, ma ci doveva essere coesione totale e massima attenzione ai costi. L' idea a tre era stata recepita dal governo e poi sostenuta dal Cio, noi abbiamo fatto quello che ci ha chiesto il governo".

"Il governo ha fatto degli incontri e ognuno ha esposto le sue istanze, poi il governo ha preso atto e ha mandato una lettera nella giornata di giovedì chiedendo un giudizio sul tridente - ha scandito il presidente del Coni -. Sala aveva posto due condizioni, la governance e che nel nome Milano doveva essere per prima, una richiesta che non mi sembra una richiesta inaccettabile. Poi è arrivata la terza lettera della Appendino che rimaneva alla delibera del consiglio comunale che non faceva riferimento al tridente volendo far partecipare Torino da sola. E' stato evidente che a fare saltare tutto è stata Torino. Poi Giorgetti è andato in audizione Parlamento dicendo che non c'era condivisione. Peccato stavamo a un centimetro da una idea vincente, il Cio ci ha detto 'grande idea' e potevamo dimostrare di essere un Paese che supera gli steccati e che si vuole bene".

Per la sindaca di Torino Chiara Appendino ''pare che sia stata Torino a tirarsi indietro, ma è assolutamente falso". "Torino ha seguito il percorso come è stato indicato, mettendosi a disposizione del Governo. Ha chiesto chiarezza su certi elementi, la bozza di protocollo mandata venerdì sera dal sottosegretario Giorgetti, a cui dovevamo rispondere entro il lunedì mattina, non dava queste risposte''. ''Se si decide di fare un percorso il percorso deve essere chiaro, l'errore di fondo è stato decidere di provare a costruire una candidatura a tre -aggiunge Appendino ai microfoni di Sky Tg24-. Le candidature a tre sono molto complesse, non sono mai state fatte, non è chiaro chi garantisce, mentre si poteva scegliere la candidatura di una città, che sarebbe stata più semplice dal punto di vista della gestione ma anche dal punto di vista della costruzione dell'evento, perché c'è un unico territorio da gestire''.

Favorevole al rientro di Torino il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino. "Credo ci siano tutte le condizioni per rimettersi al tavolo a Roma e riprendere la discussione - ha affermato -. Ho sentito telefonicamente il governatore del Veneto Luca Zaia questa mattina alle 8 e mi ha confermato, come aveva già dichiarato ieri, che preferirebbe il tridente".

Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia tifa per la candidatura a tre. "Sono un inguaribile ottimista e penso che la soluzione del tridente sia ancora oggi la migliore - ha detto durante un incontro con i giornalisti -. Invito tutti a ripensarci, perché abbiamo chiuso un bel dossier e il Coni ha già ottenuto dal Cio la possibilità di far firmare i tre sindaci, il che è una cosa unica. Comunque, se non va a tre, c'è la soluzione della falange macedone Lombardia-Veneto. E' vero che Cortina e Milano dovrebbero trovare 600 milioni di euro, e sono tanti soldi, ma è anche vero che se le Olimpiadi non si fanno, si perdono 980 milioni di finanziamenti del Cio".

"Questo non è il momento delle polemiche - ha ribadito Zaia - ma di saper fare tutti un passo a lato. La verità è che ci sarà un logo e ci saranno i nomi delle tre città uno davanti all'altro. Pur di chiudere questa partita Cortina si mette in fondo senza problemi. Non esiste che si perdano le Olimpiadi, credibilità, finanziamenti, visibilità planetaria per un battibecco sulla posizione del nome". Anche il leader della Lega, Matteo Salvini ha spiegato che "da cittadino italiano, padre di famiglia, da sportivo e da vicepresidente del Consiglio, farò tutto quello che è umanamente economicamente e politicamente possibile perché le Olimpiadi invernali vengano in Italia".

Ieri, dopo lo stop al tridente da parte di Giorgetti, i governatori di Veneto e Lombardia Luca Zaia e Attilio Fontana hanno annunciato un 'piano B', con l'appoggio del sindaco di Milano, Beppe Sala per una corsa a due, dopo che Torino si è sfilata. Il governo non ostacolerebbe una corsa autonoma degli enti interessati, ha garantito Giorgetti, sempre "se hanno la possibilità di mettere una garanzia". "Se Lombardia e Veneto vogliono andare insieme naturalmente se ne faranno carico direttamente loro, anche in termini di oneri", ha poi spiegato il sottosegretario, sottolineando che "se vogliono andare avanti da sole la garanzia del governo non ci sarà". "Stesso discorso per Torino: "Se Torino - ha precisato - volesse fare altrettanto senza chiedere nulla allo Stato, poi sarà il Coni a decidere tra le due città candidate".

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