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Biennale Arte: il suono della guerra in Ucraina al Padiglione della Polonia

Biennale Arte: il suono della guerra in Ucraina al Padiglione della Polonia
18 aprile 2024 | 16.07
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"Weeeeeeeeeeeeee". "Tududududu". "Tzssgrgrgrgrgrgrgrtz". "Ssssssssss Thuukhh". "Tatatatatatatata", "Shhhhhhhssssshhhhsssh", "Uuuuuuuuuuuuuu", "TrrrrrrrrrrrrrrrrThrrrrrrrr, "Wuuuuuuufff Buuuhh Buuhhff!". "Nan Nan Nan Nan Nan Nan Nan". Il suono della guerra in Ucraina viene ripetuto, da chi lo ha vissuto ed è stato costretto a lasciare la sua casa dopo l'invasione della Russia, per un campo profughi, un ostello o un albergo, e dai visitatori del Padiglione della Polonia alla 60/a Esposizione internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, come in un karaoke.

L'installazione concettuale del collettivo ucraino Open Group "Repeat After Me" dà voce, letteralmente, alle armi usate dalla Russia e al ricordo di chi le ha sentite. Allarme aereo. Difesa aerea. Elicotteri da combattimento. Colpi di mortaio. Fucili d'assalto. Missili balistici e da crociera, i più pericolosi perché molto più difficili da abbattere per l'esrema velocità a cui viaggiano che lascia ai civili solo un minuto o due di tempo per mettersi al riparo, le sirene, i droni di fabbricazione iraniana, altri missili, carri armati.

Il progetto degli artisti di Open Group, Yuriy Biley, Pavlo Kovach e Anton Varga, è stato selezionato lo scorso dicembre, in seguito all'insediamento del gogverno europeista di Donald Tusk. Il ministro della Cultura Bartłomiej Sienkiewicz, Commissario del Padiglione curato da Marta Czyż, aveva cestinato la proposta approvata dal precedente governo di centrodestra e populista del Pis nelle sue ultime settimane di vita. Due degli artisti del collettivo vivono fuori dall'Ucraina, Biley a Berlino e Breslavia, Varga a New York. Kovach ha invece scelto di rimanere in Ucraina. E' originario di Leopoli ma dal luglio del 2023 è al fronte "ed è quindi difficile dire dove si trovi".

'gli artisti danno voce alle vittime civili e ai sopravvissuti della guerra e le loro testimonianze diventano non tanto la voce della società ucraina, quando dei rifugiati in generale'

"La guerra in corso si è radicata nella loro quotidianità. La osservano sia dall'interno che dall'esterno, sono preoccupati non solo per il futuro loro e dei loro famigliari ma per la sorte dell'intera Ucraina. Al Padiglione della Polonia danno voce alle vittime civili e ai sopravvissuti della guerra e le loro testimonianze diventano non tanto la voce della società ucraina, quando dei rifugiati in generale", ha spiegato Czyz.

L'installazione in una stanza buia presenta due video e microfoni per il karaoke, un bar karaoke militare del futuro, quando, secondo gli artisti posti come questo saranno la norma, luoghi in cui gli spettatori possono sapere dell'esperienza di chi si è trovato sotto le bombe e magari apprendere cose che in futuro potrebbero servire, e farlo in una atmosfera rilassata. Il primo video Repeat After Me, del 2022, era stato girato in un campo profughi di Leopoli. La seconda parte, del 2024, in campi, alberghi e ostelli in Europa, per sfollati ucraini, l'opposto in termini di pericolo. Il karaoke diventa il mezzo di comunicazione fra i protagonisti/testimoni della guerra e chi entra nel Padiglione, il mezzo per far capire ma anche dell'incapacità di spiegare.

Tre componenti della commissione incaricata di selezionare l'opera per la Biennale - Joanna Warsza, co curatrice del Padiglione della Polonia per l'Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia del 2022, Karolina Ziębińska Lewandowska, direttrice del Museo di Varsavia, e la critica e curatrice Jagna Domżalska, si erano dimesse in seguito alla scelta dell'artista Ignacy Czwartosda parte del precedente governo, e avevano firmato, prima della decisione del governo Tusk, una nota di protesta contro il suo lavoro giudicato troppo politicizzato, teso a dare una immagine vittimistica del Paese e non in linea con l'arte contemporanea in Polonia e con il titolo dell'Esposizione curata da Adriano Pedrosa "Foreigner Everywhere". La scelta del collettivo Group One era stata accolta "con immenso sollievo".

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