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1 Maggio: quando anche Jovanotti e' stato nel mirino di Pelu'...

02 maggio 2014 | 15.06
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É passato meno di un anno e Piero Pelù torna all'attacco di Renzi. Ieri dal palco del Concertone del Primo Maggio; a novembre scorso, invece, biasimando la scelta di Jovanotti di tifare per il sindaco di Firenze alle primarie. Una sferzata indiretta, ma molto chiara e rivolta sempre all'indirizzo di Matteo Renzi. Era novembre dello scorso anno quando il rocker criticò pesantemente il cantautore di Cortona: "Jovanotti è un ruffiano. In questi anni non ha mai smesso di saltare sul carro prima di D'Alema poi di Veltroni. Ora di Renzi". Un affondo talmente tagliente da suscitare nello stesso Pelù l'esigenza di scusarsi: "Ognuno è giusto che abbia le proprie idee nella vita, nella musica e in politica quindi non deve essere giudicato da nessun altro per il solo fatto di essersi espresso o schierato", aveva precisato, salvo poi ribadire: "la posizione di un artista deve essere sempre scomoda e critica nei confronti di qualsiasi sistema che si impone sull'individuo e che lo illude". E ieri non è andata tanto diversamente. Dal palco del Primo Maggio a Roma Pelù ha infatti definito Renzi "il non eletto, ovvero il boy scout di Licio Gelli" e poi gli fatto notare come, per lui che promette agli italiani 80 euro in più al mese, sia arrivato il momento di "capire che in Italia abbiamo un nemico interno, la disoccupazione". Parole su cui è tornato oggi con l'intento di chiarire, in sostanza, rincarando la dose: "Non vogliamo 80 euro. Vogliamo lavoro. Io parlo da persona libera da schemi di partiti e/o movimenti, ho avuto a che fare quanto basta con la politica italiana per capire che questa mossa da 80 euro di Renzi è una gran trovata pre-elettorale".

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