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Imprese: 118mln investiti nel 2014 in startup innovate

17 marzo 2015 | 14.14
LETTURA: 3 minuti

Secondo i dati di Italia Startup, in crescita del 5% sul 2012. Registrate 2.716 startup innovative. In mostra la manifattura digitale. L'impegno della Tim.

Federico Barilli segretario generale Italia Startup
Federico Barilli segretario generale Italia Startup

In Italia, ammontano a 118 milioni di euro, in crescita del 5% sul 2012 e in flessione del 9% rispetto al 2013, gli investimenti 2014 in startup hi-tech da parte di investitori istituzionali, business angel, family office e venture incubator. E' quanto emerge da 'The italian startup ecosystem: who's who', realizzato da Italia Startup e gli osservatori Digital innovation della School of Management del Politecnico di Milano, con il supporto istituzionale del ministero dello Sviluppo economico, e presentati oggi a Gec2015.

"In Italia si investe in startup hi-tech -precisa Italia Startup- un ottavo rispetto a Francia e Germania, un quinto rispetto al Regno Unito e poco meno della metà rispetto alla Spagna".

L’ecosistema delle startup rivela, prosegue, "una forte vitalità: sono più che raddoppiate le startup innovative, che registrano un incremento del 120% passando da 1227 nel 2013 a 2716 nel 2014, mentre le startup finanziate da investitori istituzionali, venture incubator, family offices e business angel networks, crescono del 9% passando da 108 nel 2013 a 118 nel 2014".

“Questa costante fioritura di startup in Italia -sottolinea Federico Barilli, segretario generale di Italia Startup- mostra la dinamicità del comparto e i dati a consuntivo in merito ai fondi degli investitori istituzionali hanno registrato un rialzo rispetto alle stime di pochi mesi fa, segno che questi attori stanno mantenendo il loro ruolo a sostegno delle giovani imprese innovative".

"Cresce, inoltre, il ruolo degli investitori -precisa- non istituzionali: la quota dei loro investimenti passa dal 36% al 46% del totale. L’iniziativa privata di business angel, family office, incubatori e acceleratori sta acquisendo quindi un peso significativo nell’ecosistema italiano e sta diventando un riferimento per i giovani startupper".

"L’azione dell’associazione punta -ricorda Barilli- ad allargare ulteriormente gli investimenti privati, sia valorizzando le startup più meritevoli, sia coinvolgendo nuovi attori che svolgono, in questo fase, un ruolo marginale nello sviluppo delle giovani imprese innovative: le aziende italiane, ancora troppo timide negli investimenti finanziari e, soprattutto, industriali in startup; gli investitori e le imprese straniere che troppo spesso non hanno nei loro ‘radar’ il nostro ecosistema, ricco di startup di valore, capaci di stare sulla frontiera dell'innovazione mondiale".

"La crescita delle startup innovative (+120%) -commenta Andrea Rangone, responsabile degli Osservatori Digital innovation della School of management del Politecnico di Milano e consigliere di Italia Startup- di quelle startup finanziate (+74%) e di altri attori come gli 'institutional' investitor (+16%), le startup competition (+58%), e le on line resources and communities (+35%), sono già elementi significativi nel rivelare il fermento presente nell’ecosistema".

"Ad essi si aggiungono -ricorda- i diversi casi di exit di successo che attestano l’appeal delle startup italiane per le grandi aziende internazionali: Gentium è stata venduta per 732 milioni di euro, Bravofly Rumbo Group è stata quotata per 578 milioni e Octo per 450 milioni".

"Non mancano le startup -avverte Andrea Rangone- che hanno raccolto finanziamenti particolarmente elevati, superiori a 2 milioni di euro. Cito le prime tre: facility live ha raccolto 10 milioni di euro, DoveConviene 8,7 e Genenta Science 6,5. Questo dimostra che, nonostante gli investimenti in capitale di rischio siano in Italia ancora contenuti, esistono molti casi che consentono di guardare con fiducia allo sviluppo prossimo del comparto".

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