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14 luglio, ecco perché la Francia festeggia

14 luglio 2017 | 06.53
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(AFP PHOTO) - (AFP PHOTO)
(AFP PHOTO) - (AFP PHOTO)

Anno dopo anno, ogni 14 luglio. E' la data simbolo per tutti i francesi. Ma cosa celebra? Si tratta del giorno in cui, nel 1789, un gruppo di parigini ha dato vita alla presa della Bastiglia. Luogo simbolo ed ex prigione eretta dal re Carlo V nella seconda metà del 1300, il momento della sua presa - nonostante vi fossero tenute prigioniere solo 7 persone (quattro falsari, due malati mentali e un nobile) - viene definito come momento fondante della Rivoluzione Francese.

Un giorno che cento anni dopo, nel 1880, diventerà festa nazionale, offrendo a quella data "un posto speciale nella memoria collettiva", si legge sul sito dell'Eliseo. Che aggiunge: "Gli avvenimenti rivoluzionari si sono trasformati in mito fondativo. Mito che finisce per inscrivere il presente della Terza Repubblica che stava nascendo allora in una continuità storica". O, per dirla con le parole dello storico francese François Furet, "il dramma del 1789 non smette mai di cessa di riprodursi".

Iniziato, dunque, come evento di "reazione popolare alla cosiddetta 'Grande Paura' provocata dalla presenza delle truppe attorno a Parigi", ricorda il sito della presidenza, per i francesi (e non solo) quel giorno si è trasformato negli anni un simbolo di reazione e liberazione dall'oppressione.

Le prime immediate conseguenze sono state l'abolizione della Monarchia assoluta, la proclamazione della Repubblica e l'eliminazione di alcune strutture economico-sociali dell'Ancien Régime, fino ad arrivare alla 'Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen' (la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino).

Un evento iniziato un 14 luglio come tanti altri giorni, probabilmente. Tanto che, "ignorando l'episodio della presa della Bastiglia, Louis XVI ordina il ritiro delle truppe" si legge sul sito dell'Eliseo. "Il Re viene a sapere del fatto solo al suo risveglio, chiedendo: 'Ma è un'altra rivolta?'". E il duca La Rochefoucauld-Liancour, con nonchalance, gli risponde: "No, Sire, è una rivoluzione".

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