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Gelmini dopo il fuorionda: "Nessun imbarazzo, svelato il segreto di Pulcinella"

06 aprile 2014 | 11.28
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Gelmini dopo il fuorionda:

"Intanto non sono per niente imbarazzata. Per niente. E poi diciamola tutta: in quel fuori onda abbiamo svelato il segreto di Pulcinella". Maria Stella Gelmini torna su La Stampa sul fuorionda con Giovanni Toti. "È comprensibile che siamo preoccupati, molto preoccupati. Come del resto, i militanti e i milioni di italiani che lo hanno votato per l'appuntamento del 10 aprile prossimo".

"Berlusconi è e resta il leader dei moderati e non sarà certo una sentenza ingiusta a privare il Paese e Forza Italia della sua guida. C'è certamente angoscia ma non ci arrenderemo. Il nostro partito ieri è ripartito da Milano per tornare a vincere. Confermo in onda ciò che ho detto fuori onda. Solo i nostri detrattori possono specularci sopra", conclude.

Fi, Santanchè: Renzi ci blandisce ma punta a nostri voti, va arginato

"Il vero problema è che sta blandendo Forza Italia. Ha bisogno di noi. Ci coinvolge non perché gli siamo simpatici, ma perché punta ai nostri nove milioni di elettori. Tutti dicono 'Renzi ci piace, Renzi è bravo'. Non è bravo, è un nostro avversario e fa cose di sinistra. E noi siamo all'opposizione". Lo dice Daniela Santanchè di Forza Italia a Repubblica.

"Renzi usa ingredienti liberali che ci piacciono, ma poi confeziona una torta di sinistra. Un esempio? Le Province. Dice di abolirle, in realtà le trasforma in Province rosse e non elette. Come il Senato rosso, al quale dobbiamo dire no", incalza Santanchè secondo la quale l'unico modo per uscire dall''abbraccio mortale' del premier è quello di "dire con chiarezza alla nostra gente che Renzi è come il pifferaio magico: suona, si fa seguire dai topi e li porta ad annegare nel laghetto...".

Quanto al patto sulle riforme è Renzi che lo deve mantenere: "Non metto in discussione il patto siglato da Berlusconi. È Renzi che lo sta mettendo in discussione. Se l'Italicum era l'emergenza, perché lo rimanda? Mantenga fede agli impegni. Non è che ci rincoglionisce e noi siamo servi sciocchi".

Ncd, Alfano: start up alternativa a sinistra, a caccia di voti delusi Fi

"Non c'è spazio né per centrini né per esperimenti neocentristi", l'unico obiettivo realistico è di "avviare una nuova aggregazione", far partire "un nuovo motore dell'area moderata che a livello europeo si riconosce nel Ppe". Lo spiega Angelino Alfano ad Avvenire dopo la decisione di liste uniche alle europeo tra Ncd, Udc e Pi.

"La speranza è quella di raccogliere le forze popolari, moderate e alternative alla sinistra, e recuperare i consensi di chi non è più motivato a votare le attuali sigle politiche. E anche di quegli elettori riformatori, liberali e popolari che hanno votato Forza Italia e ora si sono accorti che quel partito si sta sciogliendo come un iceberg sotto il sole", dice il leader di Ncd.

I sondaggi parlano di un 6 per cento scarso ma Alfano dice che è una buona base: "Mi pare un'ottima base di partenza per chi come noi si considera una start up. Oggi noi abbiamo una funzione molto importante: siamo il vero voto utile, sia per sostenere un governo che fa le riforme, diminuisce le tasse e smonta la legge Fornero, sia per arginare l'ondata solamente distruttiva di chi si candida per fare opposizione e non per governare".

Conti pubblici, Alesina e Giavazzi: 3 mosse choc e poi deficit oltre 3%

Tre mosse choc, a fronte di uno sforamento del tetto del 3%. E' la proposta avanzata sul Corriere della Sera da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Primo, "un taglio immediato delle imposte che avvicinasse la pressione fiscale italiana al livello della Germania. Subito 50 miliardi di tasse in meno e non i 10 miliardi che il governo a fatica sta cercando di recuperare". Secondo, "la contemporanea adozione di norme che, nell'arco di un triennio, riducano strutturalmente la spesa di un simile ammontare. Sappiamo bene che non è facile, ma l'Italia non si riprende senza uno choc". Infine, "una riforma coraggiosa del mercato del lavoro".

Con queste misure, "supereremmo temporaneamente la soglia del 3%, ma ne varrebbe la pena e i nostri partner europei lo capirebbero", confidano i due economisti.

Riforme, Galletti: se l'ambiente torna allo Stato si esce da stallo

Con la Riforma del Titolo V l'ambiente ritorna sotto le competenze dello Stato e "questo è un bene perchè servirà a chiarire meglio le competenze". Ne è convinto il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, che, intervistato da 'il Resto del Carlino', spiega gli aspetti positivi che deriverebbero da questo passaggio di testimone.

"Prendiamo il caso di Porto Tolle dove c'è una situazione legata ad una centrale termoelettrica ferma da tempo. Ecco, quello -dice Galletti- è il classico esempio in cui troppi hanno detto la loro e non si è arrivati a niente. Solo a fare ricorsi su ricorsi ai Tar". In futuro, osserva, "il ministero dovrà ascoltare tutti ma poi decidere".

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