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Fondi Ue: ImpresaLavoro, in 15 anni 67,9% erogato a regioni Mezzogiorno

26 gennaio 2016 | 16.55
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Quasi la metà dei finanziamenti che negli ultimi 15 anni l'Unione europea ha erogato direttamente alle regioni italiane, pari a 47 miliardi 604 milioni di euro, è stata appannaggio di 3 regioni del Mezzogiorno: Sicilia (8 miliardi 144 milioni), Campania (7 miliardi 822 milioni) e Puglia (6 miliardi 453 milioni). Nel corso di questo ampio periodo di tempo il Sud e le Isole del nostro Paese si sono viste accreditare il 67,9% dei contributi, lasciando alle altre macro-aree del Paese una quota decisamente inferiore di risorse: il 21% alle regioni del Nord e appena l'11,1% al blocco delle regioni del Centro. Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, realizzata su elaborazione di dati della Ragioneria generale dello Stato.

Dal punto di vista degli accrediti pro-capite, la maggior beneficiaria di contributi europei nel periodo 2000-2014 risulta essere stata la Basilicata (2.899,42 euro per ciascun cittadino residente). A seguire sono tutte le altre regioni meridionali: Sardegna (2.170,26 euro), Calabria (1.714,19 euro), Sicilia (1.598,45 euro), Puglia (1.577,65), Molise (1.417,11 euro) e Campania (1.332,55 euro).

Le uniche due altre regioni che negli ultimi 15 anni hanno fatto registrare un andamento della contribuzione europea superiore alla media nazionale (783,18 euro per cittadino residente) sono state la Valle d’Aosta (1.220,93 euro) e l'Umbria (1.207,71). Gli ultimi posti in questa particolare graduatoria sono invece occupati dal Veneto (342,61 euro per ciascun cittadino residente), il Lazio (294, 70 euro) e la Lombardia (194,62 euro).

"Sappiamo bene come questi fondi europei siano stati creati per favorire la crescita nelle aree economicamente più depresse dell'Unione europea", osserva Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro. "Le ingenti risorse che negli ultimi 15 anni sono state erogate principalmente al Mezzogiorno del nostro Paese non sembrano però essere riuscite a innescare alcun processo di ripresa produttiva di regioni italiane che ancor oggi appaiono carenti di infrastrutture e in cui le dinamiche occupazionali continuano a soffrire degli stessi problemi del 2000", continua Blasoni.

"Occorre invertire al più presto la rotta: da un lato usando meglio queste risorse, dall'altro - conclude - indirizzandole verso progetti concreti che puntino a rilanciare strutturalmente questi territori. Le due velocità a cui sembra muoversi l'Italia sono una delle cause principali delle difficoltà che il nostro paese sta vivendo".

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