Rufina e Seconda avevano conosciuto due giovani cristiani e progettato con loro il proprio futuro di spose e di madri. I condizionamenti sociali e gli obblighi legali di allora -siamo ai tempi di Valeriano e Gallieno, verso il 260-, con l’ostracismo più duro nei confronti di chi non fa aperta professione idolatrica, portano i loro promessi all’apostasia. Ma Rufina e Seconda non vogliono abiurare la fede di Cristo e decidono di rimanere vergini. Ogni tentativo di dissuaderle dalla fedeltà a Cristo per indurle all’apostasia e al matrimonio risulta vano. Condotte in una selva al decimo miglio della via Cornelia vengono trucidate. Nel secolo IV sulla tomba di Rufina e Seconda papa Giulio I eresse in loro onore una basilica, oggi purtroppo scomparsa. E già dal secolo V si ha notizia di una diocesi suburbicaria, tuttora esistente, di Porto e Santa Rufina.