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Fase 3, Sala: "Città motore cambiamento, se governi ci credono diano fondi"

23 agosto 2020 | 18.00
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

"Credo nella forza delle città di essere motore di cambiamento. Se il cambiamento dovrà avvenire credo che passerà per le città. Milano sta pagando un prezzo alto perché è caduta da una situazione di successo ma all’interno ha la capacità delle università, della creatività e dell’imprenditorialità per venirne fuori. La domanda è se ci credono anche i governi che le città saranno il motore del cambiamento oppure no. Se ci credono devono affidare compiti e fondi alle grandi città metropolitane o a quelle rilevanti come Rimini e chiamarle a fare la loro parte". Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, durante il suo intervento al Meeting di Rimini alla sessione plenaria 'Abitare, vivere lavorare nelle città: cosa cambierà nelle nostre metropoli'.

“Non so se il nostro governo ha questo credo - ha rimarcato Sala - ma il mio è un invito a riflettere su questo aspetto, io dico che dalle città si riparte”.

E ha aggiunto: “Non evocherei i poteri commissariali ma è il momento di risolvere i problemi che ci sono nel nostro Paese. Ora è il momento di lavorare sui sistemi deboli del nostro Paese: troppa burocrazia, troppe regole e a volte troppa demagogia”.

Il sindaco ha dettato quindi le tre regole per far ripartire la città che amministra.

“Non c’è una ricetta unica - ha spiegato Sala - ma per provare a dare un contributo penso che quello che le grandi città devono fare, e che io sto proponendo e proporrò a Milano, si muove tre regole e assunti: il primo, sforziamoci di non avere nostalgia del passato e di tornare a ciò che era prima, perché la situazione è cambiata. Sforziamoci di credere che in una nuova realtà sociale con nuove priorità, con la trasformazione digitale sociale ci sia una formula diversa. Bisogna credere che si deve e si può cambiare”.

“Il secondo punto - ha aggiunto Sala - che credo sia un punto di ogni politico, è chiarire ai nostri cittadini quello che faremo in termini di sostegno a chi è in difficoltà ma anche di rilancio. Dobbiamo lavorare sul breve periodo e venire incontro a chi è in difficoltà e si è trovato senza lavoro. La politica deve essere sussidiaria ma non bisogna perdere l’orizzonte di un progetto di lungo periodo e investimento sul lungo periodo, bisogna essere chiari e dire ai cittadini cosa si potrà o non si potrà fare”.

“La terza regola - ha elencato ancora - è provare a capire i segmenti della popolazione sui quali basarsi. Io ho citato i giovani, risolviamo i loro problemi. A Milano per esempio le case hanno prezzi alti. Noi sindaci non dobbiamo compiacere o cercare dialogo con chi è più vicino a noi ma ascoltare voci che spesso sono più lontane. Non deve essere un alibi per noi dire che tutti devono fare la propria parte. Noi dobbiamo fare la nostra e si deve fare con coraggio”.

Quindi ha concluso: “Se questi principi sono condivisibili vanno applicati e va fatta chiarezza. Su queste basi Milano può ricominciare, io sento qui una grande attenzione e penso che lo possa fare perché sento una disponibilità a trasformare la città, in particolare dal punto di vista ambientale e digitale, con tutto quello che ne consegue”.

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