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Pasta, 1 consumatore su 4 nel mondo ne ha mangiata di più durante il lockdown

16 ottobre 2020 | 19.17
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Nel 2020 il coronavirus non ha fermato l'amore per la pasta anzi, 1 persona su 4 ne ha aumentato il consumo durante i mesi di lockdown, scegliendola come 'piatto del cuore', buono, sano, pratico e sostenibile, proprio nel momento più difficile. Lo rileva uno studio internazionale commissionato da Unione Italiana Food e Agenzia Ice- a Doxa, che ha intervistato un campione di oltre 5mila persone in Italia, Germania, Francia, UK, Usa che rappresentano complessivamente più di un terzo del consumo mondiale di pasta e sono anche i primi mercati di riferimento per la pasta italiana, che ormai destina all'export il 60% della sua produzione. La ricerca, presentata in occasione del World Pasta Day, conferma ''sul campo'' un trend ormai ventennale.

Se il 2019 ha registrato il record di esportazioni di pasta con oltre 2,1 milioni di tonnellate, +7,5% sul 2018, le elaborazioni di Unione Italiana Food su dati Istat rivelano nei primi sei mesi del 2020 un risultato +25% davvero eccezionale. In valori assoluti, Germania, Regno Unito, Francia, Usa e Giappone sono i mercati più strategici. Il dato viene diffuso in occasione del World Pasta Day. La voglia di pasta italiana registra crescite superiori al 40% verso gli Usa, Canada, Australia e Romania, del +30% verso UK, Paesi Bassi, Arabia Saudita.

Addirittura superiori al 60% per Hong-Kong, Ucraina e Irlanda. Altri mercati strategici come Francia, Cina e Corea del Sud registrano crescite di oltre il 20%. Nel 2019 sono state prodotte nel mondo quasi 16 milioni di tonnellate di pasta, più del doppio rispetto ai 7 milioni di 20 anni fa. In Italia, dove è solida tradizione, l'amore per la pasta non mostra cedimenti: la mangiano tutti (98%) con 23,1 kg procapite annui. E circa 6 italiani su 10, in tutte le fasce di età e con un picco al centro-sud, la portano in tavola tutti i giorni.

Ma la consumano anche - e questa è già una notizia - tutti (o quasi) i francesi, i tedeschi e gli inglesi. Per non parlare dei 9 americani su 10, un dato incredibile se pensiamo che gli Usa sono la patria delle diete iperproteiche. Va detto che in questi Paesi la media di consumo procapite è più bassa rispetto all'Italia (9kg all'anno negli USA, 8 in Francia e Germania, 3,5 nel Regno Unito). Lo rileva una ricerca internazionale commissionata da Unione Italiana Food e Agenzia Ice- a Doxa e presentata in occasione del World Pasta Day.

Nel derby dei formati, gli italiani preferiscono la pasta corta e rigata, mentre inglesi e americani quella lunga. I tedeschi quella fresca (ripiena e non). I francesi, invece, sono i maggiori estimatori della pasta corta e liscia. Su una cosa tutti o quasi sono d'accordo: la qualità della pasta italiana non è in discussione. E infatti la pasta made in Italy è la prima scelta nella dispensa globale.

È la preferita per il 72% delle famiglie inglesi, il 68% di quelle francesi, il 54% di quelle tedesche e il 48% negli Stati Uniti. Giunto alla sua 22ma edizione, il World Pasta Day, manifestazione ideata e curata da Unione Italiana Food (già Aidepi) e Ipo - International Pasta Organisation, ogni 25 ottobre celebra l'amore nel mondo per la pasta. Nel 2020 i festeggiamenti raddoppiano: nel decennale del riconoscimento Unesco della Dieta Mediterranea a Patrimonio Immateriale dell'Umanità, torna la kermesse ''Al Dente - The Italian way of Pasta'': per una settimana (18-25 ottobre) 130 ristoranti italiani e di tutto il mondo proporranno in menù un piatto di pasta mediterraneo.

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