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Pierre Cardin, lo stilista che amava la danza e voleva diventare étoile

29 dicembre 2020 | 17.25
LETTURA: 2 minuti

A Parigi lavorò con il Marchese de Cuevas, Roland Petit e Zizi Jeanmaire

Foto Pierre Cardin Chez Maxim's Cent'anni di Splendori
Foto Pierre Cardin Chez Maxim's Cent'anni di Splendori

Sognava di diventare étoile Pierre Cardin. A 16 anni raggiunse Parigi, dove voleva miti della sua adolescenza: Jean Cocteau, Roland Petit, Christian Bérard con l'obiettivo di calcare le scene. L'Europa aveva conosciuto l'euforia, l'audacia, la 'splendeur' dei Ballets Russes di Diaghilev e il giovanissimo Pierre (ancora all'anagrafe Pietro Costante) aveva cominciato a lavorare nella compagnia del Marchese de Cuevas, con Roland Petit e Zizi Jeanmaire.

"Brevi apparizioni - raccontò in una lunga intervista all'Adnkronos nel 2003 - La mia passione per il teatro e la danza? Forse dettata più dal desiderio di cambiare vita, dall'incoscienza dell'età. Purtroppo in quegli anni c'era la guerra. Dovevamo fare i conti con una quotidianità che spesso profumava di tragedia".

"Un giorno fui chiamato da Christian Bérard, il costumista di Cocteau, avevo solo 20 anni. Mi ritrovai con ago e filo in mano, collaborai alla realizzazione degli abiti de 'La belle et la Bete'. Decisi, consigliato anche da Bérard, di voltare pagina, amavo l'universo di Tersicore, ma forse a distanza di anni, posso confessare di non aver mai posseduto le virtù adatte per diventare una grande stella. Ma da quel giorno non ho mai abbandonato la moda, il teatro, la danza".

Non solo, dunque, haute couture per Pierre Cardin. A Venezia ha abitato a Ca' Bragadin e nel castello di Lacoste, in Provenza, un tempo residenza dal marchese de Sade, dove ha allestito uno storico festival, mentre nel Palais Bulles, progettato dall'architetto ungherese Antti Lovag, tutto realizzato con forme sferiche, con il suo teatro da 500 posti a sedere e le piscine che si affacciano sul Mediterraneo, ha sempre organizzato eventi e iniziative culturali. Ma il teatro dal vivo rimaneva la sua passione, soprattutto il musical, sempre coadiuvato dal nipote, Rodrigo Basilicati, dalla coreografa padovana Gabriella Furlan Malvezzi, 'Dalì Folie', 'Tristan et Iseut', conquistato da giovane dal film di Cocteau, 'L'éternel retour', 'Maxime's. Cent'anni di splendori', 'Dorian Gray. La bellezza non ha età'.

Ma forse lo spettacolo musicale a cui era più affezionato, era sicuramente quello dedicato allo storico locale parigino di rue Royale, di cui era tra l'altro proprietario. Ricordi e memorie legati ai personaggi che hanno popolato il celebre restaurant. Edith Piaf, Yves Montand e Simone Signoret, Coco Chanel, la Bella Otero, accanto a Ingrid Bergmann, Andy Warhol, Charlie Chaplin, in scena accompagnati dalle operette di Strauss e Léhar, da celebri romanze italiane e francese.

E aveva confessato Pierre Cardin: "Ho voluto ricondurre in scena le atmosfere, i sapori, le immagini di un'epoca indimenticabile e irripetibile - raccontava all'Adnkronos- Soprattutto 'un certain air de vivre' sofisticata, irragiungibile, un modo di essere che guardava alla vita con meraviglioso distacco". Pierre Cardin amava ricordare che molte cose legavano l'universo di Tersicore all'alta moda. Espressione del corpo, catalizzatori di gesti e movimenti, esaltazione dell'essere umano. "In fondo -amava ripetere- più che un sarto mi sento uno scultore che plasma la propria materia, infondendo bellezza e sensualità alle proprie creazioni. Come del resto fa anche la danza".

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