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5G, Colao: "Favorire rapido investimento in sviluppo reti"

18 marzo 2021 | 13.16
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Il ministro per l'Innovazione e la Transizione digitale: "La connettività va intesa come diritto"

Immagine d'archivio - (FOTOGRAMMA/IPA)
Immagine d'archivio - (FOTOGRAMMA/IPA)

Internet, banda ultra larga, 5G, inclusione digitale . E un dato: il 60% delle famiglie italiane non ha Internet su rete fissa o non ha una connessione a banda ultra larga. Ad oggi, infatti, "circa 16 milioni di famiglie (il 60% del totale) non usufruiscono di servizi Internet su rete fissa o non hanno una connessione fissa a banda ultra larga. Questo è inaccettabile". Lo afferma il ministro per l'Innovazione e la Transizione digitale, Vittorio Colao, in audizione nelle Commissioni riunite Trasporti della Camera e Bilancio, Lavori pubblici e Politiche dell'Ue del Senato, nell’ambito dell’esame della proposta di PNRR - Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per velocizzare nel Paese la copertura a banda ultralarga "le tecnologie radio possono (e devono) essere utilizzate laddove la fibra non arriva o non riesce ad arrivare, così come dobbiamo favorire un rapido investimento nello sviluppo delle reti 5G" afferma Colao.

"Dobbiamo infatti assicurarci di cogliere appieno la rivoluzione del 5G e dalla banda ultra larga mobile: sarebbe economicamente penalizzante, e io credo anche socialmente inaccettabile, se realtà produttive e lavorative che operano in zone meno centrali del nostro Paese non potessero accedere alle opportunità di automazione e remotizzazione a bassa latenza che queste tecnologie consentono" spiega.

Per il ministro, anche alla luce dell'emergenza pandemica, "ammodernare le infrastrutture per la connettività si configura come un dovere dello Stato, chiamato dall’articolo 3 della Costituzione ad assicurare uguale accesso alle opportunità ed a offrire a tutti i cittadini le medesime condizioni di partenza. Per noi, la connettività va intesa come diritto".

E ancora: "Ad oggi, la copertura Ftth raggiunge poco meno del 34% delle famiglie italiane. Il problema però non riguarda solo l’infrastrutturazione, ma anche il tasso di adozione dei servizi dati di accesso ad Internet: nel 2020 risultano esserci 10 milioni di famiglie italiane (il 39% del totale) che non hanno attivato offerte di accesso ad Internet su rete fissa e oltre 5,5 milioni di famiglie (il 21% del totale) che usufruiscono di servizi Internet su rete fissa ma con velocità inferiore ai 30 Mbps", sottolinea il ministro.

Una situazione "inaccettabile" perché, spiega Colao, "la rete offre oggi servizi essenziali al pieno svolgimento delle nostre vite e apre opportunità di crescita, formazione, lavoro e intrattenimento che erano impensabili in un mondo analogico. L’esclusione sistematica di intere fasce della nostra popolazione dalla rete vuol dire privarli dell’uguaglianza sostanziale nelle opportunità. Non solo, ma la connettività è distribuita in modo fortemente diseguale sul nostro territorio. Non rendere la copertura uniforme e veloce vuol dire addirittura aumentare i divari territoriali che già esistono e crearne di nuovi".

E per velocizzare la copertura con reti a banda ultra larga di tutto il territorio, va "quindi rivisto il modello seguito fino ad oggi, ponendosi l'obiettivo concreto di connettere tutti entro il 2026 con connessioni ad altissima velocità e lasciando agli operatori la libertà di scegliere la migliore tecnologia".

"Il digitale può e deve essere inclusivo" sottolinea il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale. "Siamo spesso portati a pensare che la transizione digitale riguardi singole iniziative, o procedure che devono essere semplicemente ammodernate rispetto al passato. In verità non è così: la trasformazione digitale che sta investendo la nostra società, le nostre economie e le nostre vite quotidiane è molto di più. È un fondamentale cambiamento del modo in cui lavoriamo, produciamo e interagiamo nelle nostre vite".

"Questo perché - prosegue Colao - la nuova dimensione digitale sta riducendo tempi e costi di accesso alle competenze e all’informazione, sta abbattendo molte barriere agli investimenti e sta modificando i modelli di business di interi settori industriali. Anche il settore pubblico non è immune a questa trasformazione. Grazie al digitale le amministrazioni pubbliche possono migliorare le modalità con cui rispondono ai bisogni sociali in termini di velocità, agilità e qualità nell’erogazione dei servizi. Si sta in sostanza ridisegnando completamente il quadro socio-economico e relazionale che ha caratterizzato la nostra società dalla prima rivoluzione industriale a oggi ed entro il quale maturano i nostri saperi, le nostre attività e le nostre vite nel loro complesso".

In questo senso, Colao evidenzia come "la transizione digitale è un’occasione unica di crescita, occupazione, e innovazione, di preservazione sostenibile del territorio e della natura e anche di diffusione e più largo accesso all’arte e alla cultura".

"L’Italia - osserva il ministro - deve cogliere questa opportunità senza esitazioni. E lo deve fare soprattutto per consentire ai nostri giovani, che davvero vivranno in un futuro digitale, di avere accesso a quelle opportunità dalle quali sono stati troppo spesso esclusi".

"Come illustrato dal Presidente Draghi nel discorso alle Camere, la transizione digitale del Paese è per noi una priorità nell’azione di governo. Il Pnrr è l’elemento centrale di questa missione e riguarderà alcune grandi iniziative di trasformazione" sottolinea Colao. Alcune di queste iniziative di trasformazione, spiega, "verranno gestite direttamente dal Dipartimento di cui mi avvalgo; altre coinvolgono diversi Ministeri, con i quali stiamo lavorando secondo una logica di competenza orizzontale con il supporto del Ministero dell’Economia e delle Finanze".

"Stiamo coordinando infatti - continua - i molti progetti afferenti alla transizione digitale, assicurando il trasferimento di esperienze, il rafforzamento delle competenze della Pubblica Amministrazione e l‘ottimizzazione della spesa complessiva, ricercando economie di scala. Una parte importante riguarderà anche iniziative per il sostegno e l’educazione dei cittadini alla vita digitale, perché se finora il digitale è stato percepito come una partita difficile per pochi, oggi questa partita devono poterla giocare tutti".

"Per questo vorrei oggi illustrare come stiamo lavorando sul Pnrr, insistendo su tre punti. Per prima cosa, discuterò gli obiettivi che abbiamo adottato nel finalizzare il Piano per quanto riguarda i temi legati alla transizione digitale; in secondo luogo, vorrei illustrare alcune delle misure del Pnrr che riteniamo prioritarie; e infine, ci terrei a mostrare come questo lavoro si inquadra nelle linee programmatiche del mio mandato, anche a beneficio delle Commissioni ottava del Senato e nona della Camera, di riferimento per il settore Comunicazioni".

Sulla connessione dell'Italia digitale "'a metà gara' vogliamo essere nel gruppo di testa europeo" è la linea indicata dal ministro dell'Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, che ricorda che "l'Italia ha perso molto terreno rispetto alle economie più sviluppate, in termini di crescita, reddito e standard di vita, con una preoccupante ricaduta sulle prospettive per le generazioni più giovani. Questo - aggiunge - è in gran parte dovuto al non aver saputo cogliere appieno le sfide e i vantaggi che la transizione tecnologica e digitale comporta".

"È chiaro che se vogliamo non solo recuperare terreno rispetto agli altri Paesi, ma anche tornare leader nei settori industriali, nell’occupazione di qualità e negli standard di vita, dobbiamo lavorare a un ammodernamento digitale del nostro Paese nel suo complesso. Per raggiungere questo traguardo - prosegue il ministro - dobbiamo oggi porci quindi obiettivi ambiziosi. La visione Digital Compass annunciata dalla Commissione europea la settimana scorsa ha come obiettivo di raggiungere una digitalizzazione pressoché piena entro il 2030. Grazie al Pnrr vogliamo far sì che l’Italia non solo recuperi il terreno perso, ma sia tra i paesi più vicini a realizzare la visione del Digital Compass già nel 2026".

Una trasformazione, osserva Colao, "che chiamerei accelerata, che avrà bisogno di persone e capitale umano per avvenire e per questo vogliamo portare l’Italia a un livello nettamente più elevato di formazione scientifica e tecnologica".

"La nostra azione - chiarisce il ministro per l'Innovazione tecnologica e la Trasformazione digitale - non si limita quindi alla digitalizzazione in senso tecnico. Vuole dare coerenza, all’interno del Pnrr, a tutte le misure che riguardano la digitalizzazione, lo sviluppo tecnologico del Paese e le opportunità personali e lavorative che ne discenderanno, soprattutto per i nostri giovani, ragazze e ragazzi, che considero i miei datori di lavoro".

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