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Fecondazione

5mila bebè da eterologa in 5 anni

08 aprile 2019 | 13.05
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(FOTOGRAMMA)
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di Barbara Di Chiara
Sono trascorsi cinque anni da quando, il 9 aprile 2014, la Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa in Italia, imposto dalla legge 40/2004. Da allora, anche le coppie italiane che non hanno la possibilità di concepire un figlio per motivi legati all'età o a patologie possono ricorrere alla donazione di gameti sia maschili (spermatozoi contenuti nel seme) che femminili (ovociti), anche contemporaneamente (doppia donazione o donazione di embrioni). "I dati ufficiali che abbiamo disponibili arrivano fino al 2016, ma se vogliamo fare una stima di massima su quanti bimbi siano venuti al mondo in Italia grazie a queste tecniche dal 2014 a oggi, potremmo essere intorno ai 5mila", dice all'AdnKronos Salute Andrea Borini, past president della Società italiana di fertilità e Medicina della Riproduzione (Sifes-Mr).

Il registro sulla Procreazione medicalmente assistita dell'Istituto superiore di sanità (Iss), struttura che fornisce i dati ufficiali al ministero della Salute, indica 62 nati vivi da tecniche eseguite con donazione di gameti nel 2014, 601 nel 2015 e 1.457 nel 2016. Circa 2mila in due anni e mezzo, quindi, ma "i numeri sono andati poi aumentando - stima Borini - raggiungendo a mio parere i 5mila nati da quando la Consulta ha dato il suo via libera, fino a oggi".

Un incremento "che di certo non si basa sull'utilizzo di gameti donati da italiani, ma quasi sempre acquistati tramite banche estere specializzate. Poi si è sviluppato anche un altro sistema, e cioè quello di inviare il seme congelato a questi centri, dove avviene la fecondazione in vitro su ovociti freschi e viene inviato indietro l'embrione allo stadio di blastocisti per il trasferimento nell'utero della paziente, qui in Italia". Il problema rimane dunque quello "sociale, e anche un po' provinciale, della mancanza di donatrici, ma anche di donatori di gameti in Italia. E' davvero poca l'informazione che si fa sulla possibilità di donare. Tanti hanno parlato della necessità di fare campagne di sensibilizzazione, nessuno le ha ancora fatte".

Fra gli altri problemi, anche quello della mancanza di una retribuzione prevista per le donatrici e i donatori di gameti: "Non è che in Spagna - fa notare il ginecologo - ricoprano d'oro queste persone. Ma fra avere qualche centinaia di euro e non averle, di certo i volontari sono incentivati se ricevono un rimborso spese. In Italia c'è un numero elevato di persone che richiede di diventare genitori sfruttando la donazione di gameti e non si fa niente per aiutarle. Permane un senso di oscurantismo: nessuno ne ha più parlato e quello che resta è la sensazione che non se ne sappia abbastanza. Si chiede di donare il sangue, ma non i gameti".

Secondo Borini sarebbe inoltre necessaria "più chiarezza per quanto riguarda i risultati che si possono ottenere grazie alla donazione di ovociti: si continuano a reclamizzare percentuali di gravidanza che non sono attendibili dal punto di vista biologico. Chiunque dice che ha successo nel 70-80% dei casi, dovrebbe anche dichiarare come fa a ottenere queste percentuali: al decimo tentativo, forse, si potrebbe arrivare a tali numeri, ma sarebbe difficile anche in natura. Occorre prestare maggior attenzione a reclamizzazione risultati strabilianti - conclude - perché i numeri e la scienza ci dicono che la percentuale di successo della fecondazione eterologa è attorno al 40%".

In tutto questo, presto potrebbero verificarsi seri problemi nell'accesso all'eterologa. "Le normative sulle autorizzazioni per i centri che applicano le tecniche di fecondazione eterologa prevedono il completamento, entro il 29 aprile, delle verifiche che il Centro nazionale trapianti (Cnt) insieme alle Regioni avrebbe dovuto effettuare su tutto il territorio. Ma non tutte le strutture, per problemi organizzativi, hanno ottenuto il via libera. C'è già stata una proroga a questo termine, ma ne serve una seconda, altrimenti sarà bloccata anche l'importazione dei gameti. E i centri che potranno continuare a lavorare saranno molto pochi". E' l'allarme lanciato da Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni e avvocato che negli anni ha seguito decine di coppie ricorse a tribunali e Corte costituzionale contro i divieti contenuti nella legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita.

A 5 anni dalla sentenza della Consulta che la vide vittoriosa insieme ai suoi assistiti e che aprì alle tecniche di fecondazione assistita con donazione di gameti, Gallo traccia il quadro della situazione: "Sull'eterologa manca ancora oggi una corretta informazione - dice all'Adnkronos Salute - non ci sono campagne sulla possibilità di donare i gameti, e ancora prima sul fatto che queste tecniche sono state ripristinate nel nostro Paese e tutti possono avervi accesso. Anche se ci fossero i donatori, comunque, manca tutto quell'apparato che circonda una donazione, in particolare il tariffario sulle prestazioni che essa comprende, dagli screening alla stimolazione ovarica. Le tariffe mancano per tutta la Pma, e le Regioni fanno del loro meglio per farsi carico della spesa sostenuta, ma certamente la cosa si complica quando si parla di donazione di gameti".

"Attualmente - ricorda - l'eterologa viene applicata in Italia attraverso l'importazione di ovociti dall'estero, osservando le norme internazionali. Viene applicata senza problemi nei centri privati, anche nel pubblico, ma non in tutte le Regioni, perché ognuna ha percorsi diversi, così spesso le coppie con problemi di infertilità si trovano davanti a molti ostacoli. Manca inoltre la previsione di rimborsi ai donatori, che in altri Paesi non vanno oltre i 1.100 euro, che di certo non significa commercializzare i gameti, cosa che è vietata in tutti i Paesi europei e non solo in Italia".

Gallo fa notare infine che "la legge di bilancio 2014 aveva previsto la costituzione di un registro nazionale dei donatori di cellule riproduttive di cui ancora oggi non sappiamo nulla, pur essendoci stati i pareri positivi del Garante privacy e del Consiglio di Stato. E' bene sottolineare comunque che l'assenza di questo registro non inficia la donazione dei gameti, perché tutti i centri hanno un proprio registro e non dovranno far altro, una volta costituito quello centrale, che comunicare i dati". Gallo ricorda infine che il consiglio dei ministri ha recepito la scorsa settimana una direttiva europea "sulla tracciabilità e la sicurezza" delle donazioni di gameti, che indica a quali analisi e screening debbano sottoporsi i donatori.

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