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70 anni fa nasceva Gianni Versace, lo stilista che vestiva rockstar e principesse

02 dicembre 2016 | 11.07
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Gianni Versace in passerella durante una sua sfilata a Milano (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Gianni Versace in passerella durante una sua sfilata a Milano (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

di Federica Mochi

Avrebbe compiuto oggi 70 anni Gianni Versace, e chissà cosa si sarebbe inventato, stavolta, per celebrare questo traguardo. E' probabile che sarebbe stato attratto da una festa in grande stile, accanto alla sua sorella-musa e braccio destro, Donatella, al fratello Santo e al jet set internazionale, che tanto amava e dal quale era riamato a sua volta. O forse si sarebbe concesso qualche settimana in tranquillità rifugiandosi dietro le mura di Casa Casuarina, suo buen retiro a Miami, dove fu tragicamente assassinato il 15 luglio 1997.

A ogni modo è quasi impossibile immaginare cosa avrebbe tirato fuori dal cilindro uno dei sarti più visionari e istrionici che la moda abbia mai conosciuto. "Non sono mai caduto. Ho sempre volato", raccontava Versace, senza sapere probabilmente che la sua vita era destinata a trasformarsi in una parabola nel mondo della moda. Nato il 2 dicembre 1946 a Reggio Calabria, muove i primi passi da adolescente nell'atelier della madre, sarta di professione. Il suo primo palcoscenico è al civico 13 di via Tommaso Gulli, nei pressi del Duomo, dove oggi si erge la boutique che porta il suo nome.

A Milano arriva quasi in sordina. Sono gli anni '70 e Gianni ha 25 anni. Inizia come disegnatore d'abiti, firma le prime collezioni per Genny, Complice e Callaghan. La consacrazione arriva qualche anno più tardi. E' il 28 marzo 1978 e al Palazzo della Permanente, a Milano, Versace presenta la prima collezione donna che porta il suo nome, nell''82 si aggiudica l'Occhio d'Oro come "migliore stilista 1982/83 collezione autunno/inverno donna". E' il periodo della pelle e dei dress metallici, che diventeranno i pezzi cult del suo guardaroba.

Il decennio a cavallo tra gli anni '80 e '90 è segnato dall'era Versace. A fare la parte del leone in passerella è la Medusa, la mitologia greca rivisitata ed esasperata, simbolo della femme fatale che ammalia e pietrifica "Chi si innamora di Versace non torna indietro", ripeteva lo stilista. La moda non gli basta: disegna per il teatro i costumi del balletto, viene osannato nei palazzi della cultura: nel 1983 è invitato al Victoria and Albert Museum di Londra, dove parla agli studenti e presenta la mostra Arte e Moda. Tre anni più tardi il presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo nomina Commendatore della Repubblica Italiana, il National Field Museum di Chicago presenta una mostra retrospettiva sul suo lavoro.

Rivoluzionario, per lui parlano le sue campagne pubblicitarie, scattate dai fotografi più blasonati dell'epoca: Richard Avedon, Helmut Newton, Irving Penn, Bruce Weber, Steven Meisel. E non si ferma mai. Inventa e impone uno stile che lascia il segno. Si deve a Gianni Versace la nascita del fenomeno delle supermodelle, che trasforma in vere e proprie icone anche fuori dalle passerelle: sono gli anni delle Fab Four Linda Evangelista, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Christy Turlington ma anche di Carla Bruni, Stephanie Seymour, Cindy Crawford, Helena Christensen e Karen Mulder.

Nel 1995 fonda Versus, la linea di diffusione di casa Versace, che affida a sua sorella Donatella. A proposito di lei, racconta Tony Di Corcia nella biografia dedicata allo stilista, dirà: "Oltre a essere mia Donatella è la mia più grande amica". Grazie alle intuizioni della stilista - come portare in passerella le modelle che fino ad allora facevano solo servizi fotografici o legare il proprio nome a star della musica come Madonna, Sting e Elton John - la Medusa conquista presto il mercato europeo e degli Stati Uniti, imponendosi come uno dei maggiori brand internazionali. Attrici, cantanti, attori e modelle, tutti vogliono vestire Versace. Di Corcia lo ribadisce: "Lavorare per le ricche mi piace - diceva Gianni - è stimolante, sono cattive, bizzose esasperanti: le bacerei".

Per oltre un decennio Versace si diverte a giocare con le regole dello stile, abbattendo ogni senso del pudore e creando una particolare visione della moda che crea scandalo, come la collezione ispirata all'universo del bondage che fa scorrere fiumi di inchiostro sulla stampa americana. O ancora gli abiti cortissimi, spesso trasparenti portati con disinvoltura, e che creano scalpore: è suo l'abito nero con le spille da balia reso immortale da Liz Hurley nel 1994 alla prima di 'Quattro matrimoni e un funerale'. Nel microcosmo di Versace si mescolano star della musica, dive del cinema, giornalisti e principesse. Persino Lady Diana, egeria e amica del creativo, è ammaliata dal mito Versace.

A Miami trova il suo buen retiro, il posto ideale nel quale ricaricarsi tra una sfilata e l'altra. Lì acquista una villa degli anni '30 che si affaccia sull'oceano, Casa Casuarina, dove il 15 luglio 1997, ore 8.30 trova la morte per mano di Andrew Cunanan, che lo fredda a colpi di pistola sui gradini dell'abitazione. Era sceso per comprare i giornali, come faceva ogni giorno. Una favola finita in tragedia la sua, una delle menti più fervide del fashion system, lo stilista più amato, quello più imitato e mai dimenticato: "Conosceva i segreti della bellezza e sapeva vestire sia le principesse che le rockstar - scrive Di Corcia - impazziva di desiderio di fronte a un'opera d'arte. Gianni che sogna, Gianni che crea. Versace lo stilista, Versace il personaggio celebre. Il fratello, l'amico, il compagno".

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