Il 2 giugno 1946 è stato il primo suffragio universale e la prima votazione per le donne in Italia. Chissà se sarebbe cambiato qualcosa se avessimo e-votato o perfino, i-votato...
Il primo suffragio universale della storia d’Italia. La scelta tra Monarchia (che ottenne 10.719.284 voti) e Repubblica (12.717.923), con un milione e mezzo di schede bianche e nulle. Un’affluenza record dell’89%: nel 1946 gli aventi diritto al voto erano 28 milioni, i votanti furono quasi 25 milioni. Per la prima volta, tranne una prova generale in alcune amministrative di pochi mesi prima, votarono anche le donne che parteciparono in numero maggiore rispetto agli uomini. I risultati parlano di un’Italia divisa in due, tra un Nord repubblicano e un Sud monarchico. Ma se è vero che le regioni settentrionali avevano votato in prevalenza per la Repubblica, con un picco dell’85% dei consensi a Trento, non mancarono le accuse e i sospetti di brogli, e gli scontri di piazza.
Cosa sarebbe accaduto, ci siamo divertiti a pensare, se il voto fosse stato elettronico? Non è detto, per prima cosa, che le accuse di brogli sarebbero state meno accese: la diffidenza verso il voto elettronico e alcuni casi di intoppi, di sospetti e di problemi nelle occasioni in cui è stato applicato, non contribuiscono, neanche alla luce degli avanzamenti tecnologici odierni, a far pendere la bilancia verso lo scrutinio machine-made rispetto a quello interamente gestito dall’uomo. Prima di tutto, occorre distinguere l’e-voting (che avviene nel seggio ma su device elettronico) e l’i-voting, cioè il voto da remoto. Per quanto riguarda il primo sistema, è ampiamente collaudato nel mondo, ma non per questo al riparo da polemiche. Un esempio per tutti, le recenti presidenziali americane, che hanno visto i sostenitori di Trump attaccare le società che producono e gestiscono gli apparecchi per la registrazione del voto, tanto da finire in una causa per diffamazione.
In Europa, molti più apocalittici che integrati. L’unico Paese che ha realmente informatizzato il processo di voto è l’Estonia, dove sono necessari una carta d’identità (digitale o non) e il suo pin associato, un “lettore” apposito, una connessione internet e un pc, ma non mancano le perplessità su segretezza e anonimato. Nel 2009 in materia era intervenuta pure la Corte costituzionale tedesca dichiarando l’incostituzionalità di tutte le forme di voto elettronico, perché farebbero venire a mancare l’elemento pubblico di tutti i passaggi di un’elezione. Il processo elettorale, invece, deve mantenere la sua natura pubblica e verificabile dal cittadino senza alcuna conoscenza specializzata. L’Unione europea da anni si dibatte nel dilemma, ed è arrivata nel 2017 a stabilire una serie di requisiti imprescindibili per il voto elettronico, 49 per l’esattezza. Spinta dall’emergenza pandemia ha per la prima volta il 26 marzo 2020 optato per l’utilizzo del voto a distanza tramite internet: 687 europarlamentari hanno votato in remoto al fine di attivare la procedura urgente con cui affrontare l’epidemia di Covid-19. Ma il voto in sede parlamentare è un altro paio di maniche rispetto all’espressione diretta delle preferenze dei cittadini. In Canada, dove pure il voto via internet si usa da quasi vent’anni a livello locale con successo, ne è esplicitamente escluso l’utilizzo nelle elezioni federali.
In Italia i tentativi sono stati piuttosto fallimentari - unico per tutti il caso della Lombardia nel 2017, dove a fronte di una spesa di 23 milioni di euro in hardware e software, gli intoppi sono stati infiniti. Ci sono volute 13 ore per ottenere dei dati che con lo spoglio a mano ne avrebbero richieste appena 3. Il passo concreto più grosso al momento è stata l’approvazione della firma digitale per i referendum nazionali e le leggi di iniziativa popolare, che avverrà a partire dal 2022 previa predisposizione e di un’apposita piattaforma per la raccolta firme dove identificarsi tramite Spid e Carta d’identità elettronica. Un piccolo passo, ben lontano dall’e-voting, ma che apre le porte a una maggiore inclusività delle procedure di democrazia diretta. Insomma, non siamo ancora pronti a sapere come sarebbe se...