La dipendenza del Giappone dai combustibili fossili per la sua elettricità è salita all’88% nel 2013, rispetto al 62% che si registrava prima del disastro nucleare del 2011 nell’impianto di Fukushima. E’ quanto emerge da un rapporto del governo presentato oggi. La percentuale è dunque superiore a quella dell’80% registrata al tempo della crisi petrolifera del 1970. Prima dell’incidente circa il 30% dell’elettricità del paese era prodotta da impianti nucleari.
Dedicato all’energia, lo studio governativo sottolinea l’importanza della produzione di energia nucleare, citando i crescenti costi del carburante per la generazione di energia termica e l’aumento delle emissioni di carbonio. La spesa per la produzione di combustibili come gas naturale liquefatto è praticamente triplicata a 27 trilioni di yen (264 miliardi di dollari) nel 2013 dai 10 trilioni di yen del 2010.
I reattori nucleari in Giappone sono spenti dopo l’incidente provocato dal terremoto del marzo del 2011. Secondo i sondaggi più recenti la maggioranza dei giapponesi è favorevole allo stop: il 51,9% del campione si oppone alla loro riattivazione.