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Buoni pasto, come funzionano: importi e tassazione

La normativa che regola l’erogazione ha subito, negli ultimi anni, diverse modifiche

Immagine di repertorio (Fotogramma)
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03 luglio 2023 | 09.28
LETTURA: 2 minuti

La normativa che regola l’erogazione dei buoni pasto ha subito, negli ultimi anni, diverse modifiche. Una delle più importanti riguarda proprio la tassazione degli stessi. Anche se in questo caso è più opportuno parlare di detassazione, visto che gran parte dell’importo erogato è proprio esentasse. La tassazione dei buoni pasto è diversa nel caso si scelgano quelli cartacei o quelli elettronici nell’ambito del tentativo del legislatore di spingere verso i buoni dematerializzati, piuttosto che verso quelli di carta.

I buoni spettano, quando l’azienda decide di erogarli, ai lavoratori dipendenti sia a tempo pieno che parziale, anche quando l’orario di lavoro non prevede una pausa pasto; ai lavoratori che hanno instaurato con il committente un rapporto di collaborazione.

Un altro aspetto da sottolineare è che l’azienda non è mai obbligata all’erogazione, a meno che questa non sia prevista dal CCNL di categoria dei dipendenti o da contrattazione individuale o decentrata. I buoni, quindi, nella maggior parte dei cas,i sono utilizzati come incentivo o premialità per aumentare il potere di acquisto dei dipendenti.

Il vantaggio più interessante dei buoni pasto riguarda proprio la tassazione: fino a un determinato importo giornaliero la cifra erogata è esentasse. Questo, però, varia in base alla tipologia del buono pasto utilizzato: per i buoni pasto elettronici la soglia esentasse è pari a 8 euro al giorno; per i buoni pasto cartacei la soglia esentasse è pari a 4 euro al giorno.

Questo significa che per il lavoratore dipendente è sottoposta a tassazione solo la cifra giornaliera eccedente i limiti sopra elencati. Nel caso in cui l’importo del buono pasto giornaliero rientri nelle suddette soglie, di fatto, la somma ricevuta dai dipendenti non è soggetta a tassazione.

Quando l’importo dei buoni supera la soglia esentasse (4 euro per quelli cartacei e 8 euro per quelli elettronici), la somma eccedente rientra nel reddito da lavoro. Di fatto concorre alla formazione del reddito imponibile ed è soggetto a tassazione Irpef, in base allo scaglione di reddito in cui il dipendente ricade.

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