La gestione e destinazione dei beni sequestrati per la confisca alla criminalità organizzata vale molti miliardi di Euro. Il legislatore deve dare udienza agli addetti ai lavori se vuole ottenere risultati concreti
Roma, 19 luglio 2022 - A trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, che hanno drammaticamente consacrato l’intuizione di Falcone e Borsellino circa l’efficacia del contrasto alle mafie attraverso l’aggressione dei beni illecitamente accumulati, e a dieci dall’entrata in vigore del Codice antimafia, è nato, un anno fa, il Sindacato Nazionale degli Amministratori Giudiziari e Coadiutori – SI.N.A.G.ECO., libera associazione tra professionisti iscritti all’Albo degli Amministratori Giudiziari, tenuto presso il Ministero della Giustizia, che hanno fortemente sentito l’esigenza di unirsi per dialogare con il Legislatore e con tutti gli stakeholder, istituzionali, e più in generale con la società civile, in merito alla gestione e destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata con finalità di confisca o di “disinquinamento” dalle contaminazioni mafiose.
Da oggi in piazza sul suo sito web (www.sinageco.it), SI.N.A.G.ECO. si pone quale principale obiettivo quello di rappresentare con forza, presso tutte le sedi istituzionali, il punto di vista di chi opera sul campo, e quindi le criticità rilevate e le soluzioni possibili per una gestione efficiente e garantistica, così come per una destinazione efficace e tempestiva al termine dell’iter giudiziario, dell’ingente patrimonio che lo Stato sequestra e confisca alle mafie di ogni genere.
L’azione del Sindacato sarà orientata anche alla tutela della dignità della vita professionale, e quindi all’ottenimento di regole chiare per la garanzia delle condizioni di lavoro, per la salvaguardia dell’immagine pubblica e per una equa remunerazione dell’impegno lavorativo della categoria.