Possibile che una decisione venga presa venerdì in una riunione dello Steering Board, il comitato direttivo in cui siedono i rappresentanti degli Stati membri e la Commissione. L'azione legale era stata annunciata dal ministro della Sanità irlandese. Ma l'azienda precisa: "Non ne siamo a conoscenza"
Non è stata ancora presa una decisione finale sull'azione legale contro AstraZeneca. E' allo stato, a quanto risulta a Bruxelles, ciò che la Commissione ha detto nel Midday briefing. Questo non vuol dire che non verrà avviata: le valutazioni sono in corso ed è possibile che una decisione venga presa domani in una riunione dello Steering Board, il comitato direttivo in cui siedono i rappresentanti degli Stati membri e la Commissione, comitato che ha coordinato l'intera campagna vaccinale.
La Commissione sembrava determinata a procedere con la causa già oggi, a quanto si apprende, ma poi è arrivata una frenata, probabilmente a causa della cautela di alcuni Stati. Le cose, però, possono cambiare, anche molto velocemente.
In ogni caso, l'azione legale, a questo punto probabile ma non sicura, dovrebbe essere avviata al tribunale di Bruxelles dalla Commissione, che è il firmatario dell'accordo di acquisto anticipato siglato con AstraZeneca.
Per l'ordinamento belga, però, per beneficiare delle eventuali decisioni del giudice, occorre costituirsi in giudizio. Quindi, se la Commissione dovesse decidere di avviare la causa, gli Stati membri dovranno costituirsi in giudizio anche loro. Obiettivo dell'azione legale non sarebbe tanto richiedere danni pecuniari ad AstraZeneca, quanto ottenere la consegna delle dosi nelle quantità pattuite, attraverso l'ordine esecutivo di un giudice.
AstraZeneca non ha rispettato gli impegni di consegna presi con l'Ue né per il primo trimestre né dovrebbe rispettarli nel secondo trimestre.
La compagnia anglosvedese, che venne protetta dal governo britannico dal tentativo di takeover di Pfizer nel 2014 (Angela Merkel ieri ha sottolineato che l'Ue non ha fatto abbastanza, in passato, per impedire le rilocalizzazioni dall'Europa agli Usa del pharma), dà la priorità alle consegne al Regno Unito, con il quale ha siglato un contratto 'Uk first', anche in virtù dei finanziamenti che il governo britannico ha garantito all'Università di Oxford per lo sviluppo del vaccino.
L'obiettivo della Commissione e degli Stati membri non è mai stato quello di andare allo scontro con AstraZeneca, quanto piuttosto quello di ottenere la consegna delle dosi. Per non pochi Stati membri, che avevano puntato su AstraZeneca anziché sui vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna, più costosi, i tagli delle consegne della multinazionale anglosvedese sono un grosso problema.
Il rapporto con AstraZeneca, tuttavia, a Bruxelles viene largamente considerato ormai compromesso e pressoché irrecuperabile, tanto che il commissario europeo all'Industria Thierry Breton ha ripetutamente detto che il contratto, in scadenza al 30 giugno, potrebbe non essere rinnovato.
Ursula von der Leyen ha annunciato che la Commissione tratta con Pfizer-BioNTech un maxi contratto per 1,8 mld di dosi nel 2021-23. E per il futuro la Commissione punta decisamente sui vaccini a m-Rna di Pfizer-BioNtech, Moderna e CureVac, dato che sono realizzati con una tecnologia che li rende più facilmente e rapidamente modulabili per contrastare eventuali nuove varianti del coronavirus Sars-CoV-2.
La decisione finale dovrebbe essere presa nello Steering Committee, dato che allo stato non sarebbero previste riunioni del Coreper, che riunisce gli ambasciatori.
La causa sarebbe l'esito naturale della procedura di risoluzione di controversie prevista dal contratto, che è partita il 19 marzo scorso, con una lettera spedita dalla Commissione ad AstraZeneca, e si sarebbe dovuta concludere settimane fa con una soluzione 'amichevole' tra le parti.
Così non è stato: AstraZeneca ha tagliato anche le dosi previste per il secondo trimestre. Non è neppure chiaro, ad oggi, il motivo per il quale ha tagliato le dosi del primo, dato che le affermazioni che attribuivano a problemi di coltura dell'adenovirus nello stabilimento di Seneffe, in Belgio, l'origine dei tagli sono state smentite dai documenti ufficiali ottenuti dal settimanale fiammingo Knack e visionati da Politico.eu, secondo i quali invece il problema era dovuto principalmente allo stabilimento di Leiden, in Olanda.
Stabilimento che non era stato autorizzato a produrre per l'Ue dall'Ema, per mancanza di informazioni. Il sospetto, a Bruxelles, è che le informazioni richieste dall'Ema siano state fornite in ritardo di proposito, per consentire allo stabilimento olandese, nel frattempo, di produrre intanto le dosi destinate al Regno Unito.
In tutto questo, non è neppure escluso che questo fiorire di indiscrezioni e voci in merito alla ventilata azione legale sia in verità un modo per alzare ulteriormente la pressione su AstraZeneca, in modo da ottenere in extremis una soluzione accettabile senza dover ricorrere alla magistratura. Si vedrà se la causa, che a questo punto sembra probabile, verrà avviata oppure no.
In giornata era stato il ministro della Sanità irlandese, Stephen Donnelly, in un intervento davanti al Parlamento di Dublino a parlare di un'azione legale avviata.
Tuttavia AstraZeneca "non è a conoscenza di alcun procedimento legale e continua a tenere discussioni regolari sulla fornitura con la Commissione e gli Stati membri", ha precisato la stessa azienda farmaceutica anglo-svedese, in merito a quanto riferito dal ministro irlandese.
Intanto l'Italia al momento non è nel gruppo di Paesi Ue che si stanno muovendo per vie legali contro AstraZeneca. Lo apprende l'Adnkronos Salute. Sono in corso interlocuzioni a più livelli, ma una decisione definitiva ancora non è stata presa.