Fonti a Kiev all'Adnkronos: "Lasciare il Donbass sarebbe segno di debolezza, siamo determinati a resistere"
"Il momento è duro", le forze ucraine si trovano in una fase di grossa difficoltà, "una fase delicata di trapasso", nella quale stanno esaurendo le armi sovietiche e non possono ancora utilizzare a pieno quelle occidentali, in attesa di completare l'addestramento. Lo ammettono fonti a Kiev parlando con l'Adnkronos, nel giorno di un nuovo attacco sulla capitale, contro la quale sono stati lanciati 14 missili, mentre i leader del G7 sono riuniti in Germania e insistono sulla loro "unità" davanti all'aggressione di Vladimir Putin, che "ci voleva dividere".
Servono "sanzioni più aggressive e altre armi pesanti", esortano Andryi Yermak, capo dell'ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, e il ministro degli Esteri Dmyrto Kuleba, un'esortazione tanto più ripetuta quanto più a Kiev si teme l'effetto 'fatigue' dell'Occidente. "E' chiaro che Putin, che usa in modo disinvolto l'arma energetica e alimentare, confida nella stanchezza delle opinioni pubbliche per l'impatto delle sanzioni - sottolineano le fonti - Ma noi non abbiamo altra scelta che resistere. E siamo determinati a farlo".
A Kiev non esistono scenari alternativi, l'opzione di cedere il Donbass non è sul tavolo, perché "verrebbe interpretato come un segnale di debolezza". La convinzione è che comunque i russi non si fermerebbero, perché il vero obiettivo resta Odessa e quello di tagliare completamente l'accesso al Mar Nero.
E a Kiev non si fanno illusioni neanche sui prossimi colloqui a quattro tra Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite per sbloccare l'export di grano. Dopo la visita del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a Istanbul, l'8 giugno scorso, che si concluse con una nulla di fatto, "non vediamo grandi progressi" sul tema, "e in effetti non potranno essercene fino a quando a decidere sarà Putin e solo lui". Mentre le rotte alternative a cui si sta lavorando, terrestri o fluviali, non possono che essere transitorie e non risolutive, viste le difficoltà logistiche e i limiti rappresentati dalle enormi quantità di grano bloccate, circa 22 milioni di tonnellate